Scarabei per l’Aquila

Lasciamo la macchina a  Fontesecco. Si intuiva una fila colossale verso Via XX settembre, meglio fare qualche passo a piedi, freddo sì..ma è ancora   una bella giornata,  piena di sole… Passiamo sotto il ponte ,  c’è una via che si chiama “ Gradinata degli scarabei”. Non lo sapevo o non lo ricordavo. Gli scarabei si dice,  portino fortuna… ne abbiamo sicuramente bisogno…Prendo l’impettata, coraggiosamente…Un po’ di fretta, come se avessimo un appuntamento speciale… E infatti è così. È un Aquila viva, vera..quella che subito si dispiega.  Bancarelle  poco illuminate, ma tanta gente che si ferma lungo il Corso per salutarsi… visi e facce che facevano parte integrante della famosa passeggiata diuturna sotto i portici..carrozzine e passeggini, strilli e pianti  di bimbi…” “Amò..spostati,  che non ci passa…” “ bella , frà… quanto l’hai pagato?” “ sì , la prossima estate saremo a casa” “ che te posso dì..ancora gnente…” . Brandelli di conversazione che catturo qua e là, in mezzo ai bonghi, al fracasso delle voci potenti dei venditori che cercano di richiamare l’attenzione.  Guadagniamo con fatica la piazza…  Una coppia litiga: “ ti ricordi l’altra volta, che abbiamo comprato quella scopa…che affare…proprio un affare”. Nell’allegra babele di lingue e persone, una musica dolcissima: The sound of silence, suonata con un flauto andino, da un tizio che ha le piume in capo, come Manitù. Bella la piazza: la musica la sovrasta, la riempie. Ipnotizzata , guardo le persone sedute sui bordi della fontana, come una volta:  famigliole che proseguono mano per mano… Mi dimentico anch’io , nella gazzarra. Contribuisco, compro qualcosa… Il fiume di gente risale il Corso, arriviamo volentieri fino alla fontana Luminosa… e poi  torniamo indietro…come facevamo, allora, prima.

A pochi passi ci sarebbe stata la casa, saremmo entrati in quel calduccio con le mani intirizzite: e avremmo comprato  anche noi quello spazzolone eccezionale, quel maglione a pochi euro, quella finta borsa vera…Un piccolo regalo, come sempre, l’uno per l’altro.   “Come si chiama questa via?”mi chiede un turista che deve incontrarsi con qualcuno.. Non me lo ricordo nemmeno io,  non è via Roma…Boh..Proseguiamo nella discesa..e poi la via mi torna in mente..Via Andrea Bafile..ma ormai il turista s’è perso nella luce, verso il Corso, ai Quattro cantoni. Noi affrontiamo il buio di Fontesecco. A braccetto.  Piano piano, quasi in silenzio. E’ da quel buio, da quei pochi lampioni che galleggiano nell’inchiostro della notte , che viene il nostro cocciuto filo di speranza…Riprendiamo la macchina, per tornare…dove dimoriamo, adesso. Abbiamo già tolto le lucette, le inoffensive lucette di natale : L’epifania tutte le feste se le porta via. Forse è un bene. Domani finisce il tempo sacro, festivo. Ricomincia il tempo laico e quotidiano. Quello delle cose da fare, degli impegni  e delle promesse da mantenere. Il tempo della ricostruzione …

 

Patrizia Tocci©               Foto di Fabio Uliano

Auguri, Aquila

CHIAROSCURO

Devo unire con i trattini dei puntini luminosi: è un gioco che faccio da qualche anno.

Inizio da via Strinella- . Sì, qui tanti puntini luminosi, posso cominciare a tirare un piccolo trattino. Da 1 a 2 mi sposto verso il Torrione, salgo verso San Francesco… nessun dubbio, sono già a 3. Ridiscendo nella zona dello stadio e arrivo all’Auditorium di Renzo  Piano, illuminatissimo: 4. Il Castello ( o forte spagnolo che sia)  però è tutto al buio. Nessun puntino, qui. Passo accanto a Ju Boss e a una manciata di locali riaperti: sì molte luci, anche quelle delle bottiglie di vetro per terra. Sono arrivata al numero 5. Continuo nel mio giro…una  luce in fondo a via Garibaldi..troppo poco, per un puntino. Santa Maria Paganica? Buio pesto. San Pietro? Sembra quasi un inchiostro nero che ti cola addosso. Laggiù, laggiù via Roma..tutto buio. Il vicolaccio? Fontesecco?  Via delle tre Spighe? Via del Guastore?  Piazza Chiarino?Non ce la faccio, torno indietro,  sul Corso. Tezenis, La luna, il Bar  di Maccarone e il macellaio; sì, qui finalmente un puntino. Sono arrivata a 6 ; ai quattro cantoni un puntino solo, 7: due bar riaperti e qualche luce in fondo verso la Villa comunale….

La piazza illuminata ,  due bar, uno a capo e l’altro a piè di Piazza; una lucina  all’inizio di via Sassa. 8. Palazzetto dei nobili e Piazza Palazzo: illuminati, ma vuoti. La prefettura? Buio. Il vicolaccio? Nero. Fontesecco? Perso nella notte. Via XX Settembre…san Flaviano, costa Masciarelli, Santa Maria di Farfa…niente.  Piazza san Bernardino…qualche luce. 9. Sono a 9: ma i  puntini da collegare  sono 99. Però qualcosa dal disegno comincia ad emergere: si intravede un occhio, un becco adunco ed una zampa, con le unghie.  Intuisco il soggetto del disegno, ma non posso completarlo. Anche per oggi, non si vola. Dicono che il prossimo anno sarà quello decisivo, l’anno dei puntini luminosi. L’anno giusto per un’ aquila dalla vista buona.  Buon anno, Aquila. Ci vediamo, a primavera?

Patrizia Tocci

Quando la terra tremò…55 testimonianze e un libro

GIOVEDÌ, 06 DICEMBRE 2012 – IL CENTRO – Pagina 21 – L’Aquila
I testimoni raccontano quando la terra tremò
Oggi nell’auditorium Carispaq presentazione del libro «I gigli della memoria» Nel testo coordinato da Patrizia Tocci 55 aquilani parlano della loro esperienza
L’AQUILA Poco più di 5mila battute per raccontare 720 minuti, forse i più lunghi che il nostro tempo ricordi. Un viaggio nell’inconscio e nella memoria collettiva. È la sfida che la professoressa-scrittrice Patrizia Tocci ha lanciato alla sua città, chiedendo a chiunque se la sentisse di raccontare le 12 ore successive alla terribile scossa del 6 aprile. Da quello che, almeno all’apparenza, poteva sembrare un mero esercizio di stile, è nata una memoria collettiva, fatta di tanti tasselli: 55 per l’esattezza.

Tante sono le testimonianze contenute nel libro “I gigli della memoria” (edizione Tabula Fati, Solfanelli 2012) che, dopo l’anteprima del festival “Volta la Carta”, verrà presentato questo pomeriggio alle 17 all’auditorium Sericchi. La prima parte del volume è divisa in sette sezioni e affronta il ricordo di un’esperienza che rinnega le parole e che ha sconvolto vite e destini. La seconda parte è composta con testi scritti da Patrizia Tocci che si soffermano invece sul tempo trascorso da quel momento fino ad oggi. La postfazione è del giornalista-scrittore Paolo Rumiz. Questo pomeriggio ci sarà un evento teatrale con lettura dei testi a cura della associazione culturale Animammersa, (voci Patrizia Bernardi e Antonella Cocciante). Conduce l’incontro Valeria Valeri di Volta la carta. I diritti d’autore per la vendita del libro, dal costo di 15 euro, verranno devoluti al Gruppo volontari donatori sangue (Vas) dell’Aquila. «È stata un’esperienza impegnativa e stimolante nello stesso tempo» afferma Patrizia Tocci. «Dopo tanti racconti monografici del terremoto, questo libro si propone come collettivo. Forse l’aspetto più interessante è stato per noi la possibilità di condividere quei ricordi drammatici della notte e parlarne tutti insieme, sia scrivendo sia condividendo sui social network le fasi della lavorazione». Un’esperienza di gruppo di fatto. «Una sorta di terapia di gruppo. Il valore del libro sta proprio nel fatto di aver spinto una buona parte della comunità a usare la scrittura per riflettere, elaborare un lutto, una sofferenza o uno choc emotivo. Un modo come un altro di entrare a contatto con l’inconscio. Siamo andati a scavare ricordi, odori o sensazioni che ognuno di noi tende a dimenticare. È un racconto che rinnega le parole» ha concluso Tocci «perché è pure difficile parlarne, ad esempio noi non diciamo tanto per dire frasi come “mi manca la terra sotto i piedi” perché da quella notte conviviamo con la sensazione che la terra, elemento che abbiamo sempre ritenuto stabile, sia in realtà qualcosa che ci sfugge. Conviviamo con questa insicurezza». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

GIGLI DELLA MEMORIA

PASSWORD: IN MEZZO AI LIBRI

Ho avuto, tra la fine d’anno e l’inzio di questo nuovo 2012 più di duemila contatti, in questo blog. Non l’ho mai fatto,  ma volevo ringraziarvi: sapete qual’è la mia ossessione: si chiama L’Aquila e ricostruzione.  Password è una trasmissione televisiva  che ho cominciato con una valida emittente locale , TVUNO diretta da Josafat Capulli     e in particolare per  tvuno Donna , grazie a Daniela Braccani; è una passeggiata in mezzo ai libri che amo, scegliendo di volta in volta amici e compagni scrittori, poeti e poetesse  di ogni tempo, artisti..musicisti…Ogni volta c’è una password nuova: quella di questa puntata, registrata in settembre, era La città.  Ho poi lavorato e realizzato altre password ( con la regia di Marcello Aromatario) su:  LA LUCE. IL GIARDINO, LA CITTà E I SUOI SCRITTORI, LA NEVE, LA MEMORIA, CANI E GATTI, GLI ALBERI.  Ne sto preparando altre 2: Il fiume, Il mare. Mi fa molto piacere condividerle con voi.

potete vederla nel link che vi ho postato qui sotto

 Grazie. Patrizia Tocci

http://youtu.be/qqGApKtzpgc