Dell’amore e d’altre sciocchezze

 E’ dell’amore che tentiamo di parlare. La letteratura, l’arte, la vita sono piene di Eros. Il mito dell’Androgino ci disegna alla ricerca perenne dell’Altro e sugge-risce che c’è un solo altro, tra tutti quelli che la vita ci fa raggiungere, separato e tagliato nella nostra carne viva ed è uno solo, una sola quello/a a cui desideriamo ri-congiungerci. Il sentimento dell’amore nasce e si colloca nell’orizzonte dell’essere: è il nostro miracolo laico, la nostra esperienza fondamentale. L’amore genera sofferenza e dolore; Eros è il dio che unisce e divide le creature, separa e mescola l’apollineo e il dionisiaco. Sono almeno due i volti che da sempre si guardano e riflessi o diversi, comunque si assomigliano; sono la stessa medaglia o la stessa moneta, perché in amore tutto si paga. L’amore trascina con se infinite costellazioni di tenerezza e odio, desideri e paure, venerazione e solitudine, leggerezza e responsabilità; come il dio della Cabala, tanti ed infiniti sono i suoi nomi, le traduzioni, i tradimenti, le assenze; e la sua perdita è talmente dolorosa da avvicinarsi a una perdita di senso del mondo. Infinita è anche l’occasione dell’amore; ci si innamora di un dettaglio, di un opposto percepito come complementare, di un dis-simile. Alcuni, come la splendida Dickinson o il nostro Leopardi hanno vissuto di amori eternamente virtuali, nati nella parola e rimasti confinati sulla carta. Pare sia lo stesso anche per le nuove generazioni telematiche. Troviamo aggettivi diversi per amori diversi, usiamo la minuscola o la maiuscola. Ma l’amore è cieco, capriccioso e irresponsabile, come la dea bendata: ci porta verso chi non ci ama e ci sfugge. Galleggiano attorno a noi tutte le emozioni, le inazioni e le azioni del mondo, come in un ciclo perenne: ogni nostro gesto sembra essere solo una goccia. La pioggia cadrà forse nel luogo sbagliato. Ma qualcosa di quell’acqua, un giorno della nostra vita tornerà, attraverso persone sconosciute, per vie traverse ed imprevedibili. Non bisogna sprecare mai l’energia dell’amore: nell’orizzonte dell’essere ci si perde facilmente; si è destinati ad altri spazi e luoghi che non conosciamo. Forse ci si incontra una sola volta nella vita. Due, se uno è davvero s-fortunato.

Patrizia Tocci

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Informazioni su pat1789

Patrizia Tocci nata nel 1959. Ha al suo attivo 7 pubblicazioni: poesie, romanzi e racconti. Scrive su riviste e giornali, si interessa di poesia e letteratura, collabora con Il Centro, quotidiano regionale abruzzese.

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