A volte le parole non mi obbediscono. Stanno, come un cielo di nuvole, piccole piccole che appena lasciano intravvedere un pezzettino di azzurro – e non sai mai se minaccino pioggia o portino sole, : quando le parole s’impigliano, bioccoli di lana appesi ad un filo spinato. Bisogna tracciare la linea dell’orizzonte. Fare un bilancio, andare oltre l’indifferenza.
La vita mi ha travolto, come una mareggiata. Ma che gliene importa al mare, se le conchiglie che ha cullato fino ad un attimo prima adesso sono in secca sulla spiaggia. E si confondono e si mescolano con pezzi di vetro ormai spuntati, con resti di gomene , schegge di polene. Una nave se ne va sicura, come se ne va sempre , sicuro, chi parte … Dentro , faglie su cui scorrono i destini, storie che vanno alla deriva. Quando vado in alto mare per pescare, uso sempre una rete a maglie troppo larghe. Sarà perché spesso indulgo alla dolcezza, al perdono : e scappano via tutti i pesci di piccole dimensioni, persino le stelle marine ne approfittano e si dileguano. Le scaglie rosa della triglia moribonda mi ricordano interi libri di poesia, le vibrazioni dei colori sotto gli arcobaleni dove ho creduto ci fossero i tesori. Sulla terra non ci sono tesori. Qualche paguro s’infila ( come me) in una casa non sua. Perdonarlo e lasciarlo ritornare al mare è questione di attimi. Tornano in libertà persino le meduse. Così passano i giorni. Quando tiro su la rete, un’altra parte del bottino è per i gabbiani che m’inseguono e che condividono con me qualche giornata di bonaccia, di finta allegria. C’è bisogno anche di loro, sulla mia barca. Resta poco per mangiare. Però nella pesca di ieri ho trovato le perle. Tre ostriche fortunate. Due perle bianche ed una nera. . Ho un sacchetto di velluto rosso in cui ripongo le perle. Il mio tesoro nascosto. Le perle si scaldano , a contatto della pelle. Conservano a lungo il calore. Tocco il sacchetto. Conosco a memoria la dimensione di tutte le perle. Anche queste non le venderò. Prima o poi basteranno per fare una collana meravigliosa: la collana dei giorni o dei nomi che meritano di essere ricordati. Per la loro dolcezza, per la loro bellezza, per la disperazione o per la gioia, per il dolore. Ogni perla ha dentro anni di tempo. Questa nera l’ho trovata da poco. Mi fa compagnia il suo terribile splendore. Non la cederei a nessuno, a nessun prezzo. C’è dentro l’anticipo di vecchiaia della mia vita, o il resto della mia gioventù. Ci sono dentro tutti gli sbagli e le scelte giuste, tutta l’ingiustizia della casualità, tutte le notti passate sveglia a ricordare. Ci sono tutte le promesse di questo destino che mi ha travolto insieme a tanti altri , ma anche questa forza cocciuta che mi sospinge ad andare oltre, ad attraversare la gioia e il dispiacere. Si travalica l’allegria o la tristezza. Questo è tempo ancora da vivere. Ancora, per sentire il sapore salmastro del mare. Ancora, per tornare a terra.
A terra la pioggia scivola leggera sulle case. Pioggia grigia, sulle montagne dalla terra nera. E il mondo sembra davvero una perla che gira su se stesso lungo una traiettoria sconosciuta, una biglia nera che è tutta la felicità nelle mani di un bambino, se riesce a farla cadere nella buca, tra le risa e le urla dei compagni. Poi la riprende, quella biglia scura. La posiziona per un altro percorso. Con spietata indifferenza. Per un’altra traiettoria. Per un’altra storia. Coraggio.
L’Aquila , 2011