I RAGAZZI DEL FOSSATO-AQ

Vacanze aquilane 2°    I RAGAZZI DEL FOSSATO.

 

Anche i cani vengono a cercare un po’ di fresco al Castello, trascinando al guinzaglio i padroni. È una santa alleanza: si somigliano, si sopportano e si comprendono.  Stella, Ugo, Pippo, Asia, Eclisse,  Lilly,  Vichi,  Luky ,  Axel sono diventati tutti amici : scodinzolano e si salutano appena si incontrano. Anche i ragazzi del fossato ( così si definiscono i loro padroni) si incontrano ogni giorno per colpa e grazie agli amici a quattro zampe.

I bipedi  sono un po’ spaesati, dopo il terremoto; il gruppetto dei cani è variopinto per colore, razza ed età, quasi come quello degli umani. Asky e pitbull, boxer  bastardini e barboncini coesistono e bivaccano nel rettangolo accanto alla fontanella. Alcuni sono cuccioli, altri saggi e pieni di acciacchi.

La più giovane dei bipedi ha 12 anni e si chiama Cristina. Viene dalla Bielorussia e non sta ferma un secondo ma ti accoglie con un sorriso ed uno sguardo azzurro come il cielo di questi giorni. La più anziana è spesso silenziosa, ha una bella testa bianca come il suo barboncino. Qualcuno porta due coperte per sedersi sul muretto; un’altra, la torta fatta in casa da distribuire una fetta ciascuno , sotto l’ombra dei pini. Un po’ di dolcezza per tutti quelli che hanno una battaglia da vincere, ogni giorno: dosare con equilibrio, nel caffè, la quota di nostalgia e di speranza.

Perché gli umani raccontano, tra un abbaio ed un guaito, di quando abitavano a due passi da lì, snocciolando un rosario di vie: San Basilio, San Amico, San Pietro, Santa Maria Paganica,  Madonna del Carmine…

Luigina è un archivio vivente: ha nella sua memoria i files di intere generazioni, ma adesso non sa chi abita dall’altra parte della sua parete nel progetto CASE , a S. Antonio. C’è anche la forza di ridere e scherzare. Torna il gusto del racconto e quello dell’ascolto. In mezzo al fumo della  pipa, Daniela  distribuisce con  equanimità crocchette a tutti i cani. Certi giorni arrivano anche i figli  dei figli, rosei nelle carrozzine: guaiscono perché vogliono coccole e crocchette come i cuccioli che si rotolano, a piano  terra. L’amore e la vita proseguono, anche al tempo del terremoto. Hanno strade e percorsi tutti nuovi. Cristina ha una parola ed una carezza per tutti,  bipedi o quadrupedi: mi ha insegnato che nella sua lingua “io mi ricordo” si dice “Pamèz”.

Appena si fa sera,   come per un segnale convenuto, tutti si alzano,  chiudono le borse e  piegano le copertine, si sente un tintinnar di guinzagli e piccoli gruppetti si avviano , in ordine sparso, verso le macchine per tornare a  Marruci, Pizzoli, La Torretta… I ragazzi del fossato non si danno  appuntamento  per il giorno dopo, ma ci saremo lo stesso, domani,  per tentare di ricostruire quella prossimità che non esiste più, quei luoghi comuni che fanno l’incontro. Parleremo delle campane mute dell’Aquila, delle cose di case, dello strano destino che ci ha sparpagliato e poi fatto incontrare qui, bipedi e quadrupedi. E tu Cristina,  forse  un giorno racconterai a qualcuno di noi e dell’Aquila, quando tornerai a Minks  e il tuo racconto comincerà proprio così : “ Pamèz …Amarcord”

Patrizia Tocci ©( tratto da I gigli della memoria, narrazione collettiva a cura di Patrizia Tocci, con Post-fazione di Paolo Rumiz, ed. Solfanelli Tabula fati, Chieti 2012)

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