intervista a Maria Luisa Spaziani

Maria Luisa Spaziani mi concesse questa intervista ( della quale conservo l’audio) all’Aquila, nella sala Eden il 22 /11/2005 alle 17. L’ho poi incontrata varie volte fino allo scorso anno nel 2013, per il premio dedicato a Laudomia Bonanni: lei era una dei prestigiosi giurati. Qualche volta sono andata a trovarla nella sua casa romana, strapiena e debordante di libri. Dopo il terremoto del 2009, appena riattivai l’utenza telefonica fissa con il vecchio numero, fu la sua una delle prime chiamate. La sua voce roca e la sua conversazione, il suo perfetto inglese o francese, l’agilità con la quale si muoveva tra la letteratura e la poesia mi rimangono nel cuore. Le regalavo, ogni volta che ci incontravamo un piccolo specchio o un piccolo pettine. Era un segreto tra noi- il perché. E non lo svelerò qui. Non si tradiscono i poeti. La loro vita privata è come una soglia sulla quale bisogna fermarsi, e prima di entrare bisogna chiedere permesso. Buon viaggio, Maria Luisa.

– Gentile poetessa, nella sua raccolta “Le acque del sabato”, c’è una poesia che ha come titolo: “Via Bigli.” E’ riferita alla stessa via in cui abitava Montale a Milano?
– Sì.
– In “Hai dato il mio nome ad un albero”scritta invece da Eugenio Montale si parla dello stesso albero a cui lei si riferisce quando scrive “ il ciliegio è solo un ciliegio e più nessun amore / mi attende all’angolo della strada”?
– Sì, è lo stesso ciliegio. Quella poesia è dedicata a me. Quel ciliegio aveva le radici e il tronco dentro l’officina di mio padre: in questa settimana c’è proprio quella vecchia fotografia, su Panorama; si vedono i rami di quell’albero, era un bellissimo grande ciliegio.
– “Quando tu dormirai” è dedicata a Montale?
– No, è dedicata a mio marito (Ellemire Zolla) Sembrava stesse morendo e poi, non è morto affatto, anzi è sopravvissuto per ancora 40 anni. Ra malato di tubercolosi…Ah, gli uomini della mia vita…
D’altra parte anche Neruda scriveva…confesso che ho vissuto. –
Le scappa un sorriso arguto che parte dalle mandorle degli occhi. Cerco di indagare su poesie più recenti: “nella espressione “pentacorolla” allude forse ai cinque amori fondamentali della sua vita? È molto bella questa immagine ed ovviamente “La traversata dell’oasi” è riferita ad un ultimo avvenimento, immagino.
– Sì, l’amore che ha ispirato tutte quelle poesie…è un altro amore.
– Una curiosità. Come mai il carteggio epistolare tra lei e Montale è scritto per lo più in inglese?
– Perché lui aveva un grande affetto per l’inglese, lo sentiva forse più confacente agli epistolari amorosi, o forse per uno strano bisogno di segretezza….
– La sua vocazione poetica è antecedente all’incontro con Eugenio Montale. Come è nato il bisogno di scrivere, l’amore per la poesia? E’ sempre un demone capriccioso.
– Non so. Io amavo la poesia, ma fino ai 18 anni o giù di lì, non avevo scritto poesie. Poi un giorno ho scritto “Il paese di mia madre” . da quel momento in poi, ogni volta che dovevo uscire di casa volevo portare via quel foglio, come se fosse una specie di oggetto sacro-.
Un po’ intimidita dal suo sguardo, cerco di sbirciare la lista delle domande che avevo preparato.. Ci provo: “Mi piacerebbe poter rintracciare il magma che dà poi origine alla poesia, alla scrittura, sapere come sono nate alcune immagini ricorrenti, confrontare…
– Cara mia, quando ponevano questa domanda a Gabriell Mistral, nelle interviste lei diceva sempre: scusi, ma questo è un segreto tra me e Dio…
Si sorride, tra donne…Maria Luisa Spaziani si muove tra con delicatezza tra passato e presente, senza mai dimenticare l’amore per la vita e il futuro; ha una conversazione affabulante, la voce leggermente roca, e un sorriso gentile nello sguardo. Sembra quasi anticipare le mie domande.
– Mah. A volte per far piacere all’intervistatore si inventa e qualche volta, paradossalmente anche nell’invenzione può esserci sempre una pista da seguire, un granello di verità.-
Le chiedo una definizione di poesia.
-La poesia? Qualcosa di indefinibile, è la luce che scocca tra una parola e l’altra. E questa luce poi si vede. Il carteggio…questo carteggio al quale è stata molta importanza, sono comunque circa trecento lettere, sono lettere di puro amore…-
Private?-
– No. Però poco storicizzabili; le ho donate all’Archivio dell’università di Pavia, proprio perché a distanza di tanto tempo non le considero più private. Ci sono anche informazioni delle più disparate, tipo: ho comprato questo, troviamoci alla stazione…, una quantità enorme di zavorra…Forse, per scrivere una biografia sarebbero sicuramente interessanti, ma se lei sta cercando la matrice della poesia, quel tanto di ineffabile come dice Ungaretti, ,non credo che possa trovarla lì, perché Montale non era uomo da confessarsi. Non mi ha mai detto: ho scritto una poesia … Può succedere che se ne possano svelare alcuni dettagli-.
Nella poesia di Montale “Sulla greve”, ci sono notazioni molto personali…
– Ah. Si, era lui che fischiava. Io stavo al terzo piano di Via Cernia e lui uscendo dal Corriere della Sera, che era proprio lì vicino, fischiava l’aria della Vedova allegra, “ Sei tu, felicità.”
Le poesie che la riguardano e che Montale le ha dedicato, più o meno esplicitamente raggiungono delle vette indiscutibili. Quando leggevo Montale, sui banchi di scuola, quando ho cominciato ad interessarmi alla poesia, certo, non potevo pensare che un giorno avrei potuto conoscere la Volpe. Anche “L’anguilla”, come hanno scritto alcuni critici è già nella sua orbita, risente della sua presenza.
– Si, questo è un vero problema. L’Anguilla è la più bella poesia del 900. La conosco tutta a memoria, mi piace recitarla negli incontri dedicati alla poesia. L’ Anguilla porta la data del 1948, mentre io e Montale ci siamo incontrati nei primi mesi del 49. Alcuni critici pensano che possa essere un errore di battitura…era appena tornato da un viaggio in Siria e mi aveva dato( ci eravamo conosciuti da sei mesi) mi aveva dato questo foglietto manoscritto che io ho portato con me per anni fino a quando disgraziatamente si è sbriciolato…Avere il manoscritto de L’Anguilla e invece… molti dicono che l’anguilla è esattamente la vitalità dell’amore e probabilmente è così. Nel ‘48 da un punto di vista sentimentale Montale era molto spento. Clizia ormai risaliva a tanti anni prima quindi come abbia potuto scrivere l’Anguilla in un momento di relativa tranquillità del pensiero, della fantasia non si spiega. Mentre poi c’è stato questo nostro incontro nei primi mesi del 49.
-Nel gruppo delle poesie a lei dedicate, cosa rappresenta la statua di Lucrezia?
– Si. La statua era bellissima ed esiste ancora; era nell’androne del palazzo in cui abitavo allora. Qualche mese fa sono tornata e ho detto: andiamo a salutare Lucrezia… L’ascensore era proprio accanto alla statua di Lucrezia e una sera ebbi proprio l’impressione che nella penombra movesse le palpebre, palpebrasse. Poi glielo dissi, come gli dicevo tante cose…
-Anche la “collina di trifogli” corrisponde ad un luogo preciso?
– Si. I trifogli…una passeggiata. Quando Montale veniva a casa mia noi ci vedevamo alle 10 e poi andavamo a fare una lunga passeggiata in collina: c’erano tutti questi campi pieni di trifoglio fiorito.
Ho notato che anche nelle poesie di Maria Luisa Spaziani la tassonomia botanica e floreale è molto presente…
– Nella mia “Giovanna d’Arco” c’è il motivo del lillà; si, ed è molto delicato e simbolico; ma leggendo tutta la sua opera sto incontrando il papavero, l’ortica, i narcisi, i trifogli, le dalie, il glicine…
– Si, quella era una poesia contro un critico letterario.
– Anche la bella Ginestra…
– Lei sta parlando di “Ad una donna pisana”? Sì, contro una persona che mi ha rovinato la vita, e’ una donna che veramente…era così carina, così gentile, così poetica e nel frattempo ha messo radici a casa mia e mi ha rovinato tutto…e allora è nata l’idea di assomigliarla ginestra perché la ginestra è così profumata e gentile ma ha in realtà radici più forti di tutti gli altri fiori…una ginestra è sempre pericolosa.
– Parliamo del futuro?
– Adesso dovrebbe uscire un mio nuovo libro da Mondadori, La luna gialla e lì ho scelto di inserire tutte le ultime poesie meno le poesie d’amore
– L’esatto contrario de La traversata dell’oasi?
– Si, si parla di tutto ma l’amore non c’è mai.
Arriva il cameriere con la consumazione richiesta. Il tempo a nostra disposizione è scaduto…Quante domande avrei da farle ancora, penso. Ma come si fa a smettere di parlare con la poesia?
© Patrizia Tocci

con Maria Luisa Spaziani, 2013 L'Aquila

con Maria Luisa Spaziani, 2013 L’Aquila

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