LA CITTA’ INVISIBILE

LA CITTA’ INVISIBILE

Chi abita come me, in una piccola città di provincia e può uscire a piedi, passeggiare, comprare,e leggiucchiare distrattamente il giornale e fare un giro sotto i portici, partecipa all’immutabile rito del vedere e farsi vedere, incontrarsi e riconoscersi.

I profumi di questa piccola città restano nelle memorie personali, mutano ma continuano a riempire l’aria: in certe ore prevale l’odore del pane appena sfornato perché ancora resiste qualche forno nel tessuto cittadino; in altri momenti è quello delle essenze profumate che si mischiano e fuoriescono da una vecchia drogheria o da una nuova erboristeria; altre ancora l’odore dell’incenso che proviene da qualche bancarella o dal mercato mattutino.

Ma i suoni e i rumori sono ancora più particolari. Se ci si allontana negli immediati dintorni dei portici si ascolta come amplificato da un microfono tutto quell’insieme di voci, rumori, passi

che provengono appunto dallo struscio pomeridiano o serale; nei quartieri vicini  anche  le macchine  che passano per i vicoli stretti sono costrette a procedere a passo d’uomo.

Un nuovo rumore s’è appena aggiunto: ricorda un vecchio rumore di ruote di carro che avanzano lentamente sull’asfalto o sul lastricato in pietra dei vicoli. I veicoli procedono lentamente e quel rumore dura ancora un poco prima di scomparire.

Questi modernissimi cocchieri guidano il loro veicolo, trascinandolo in preda a stati d’animo diversi; se è veloce il rullio probabilmente il cocchiere ha fretta di tornare a casa per il fine settimana; ha superato qualche esame brillantemente oppure sta per partire per un lungo viaggio…

Forse più semplicemente è in ritardo sull’orario della partenza dell’autobus o del treno; forse più semplicemente cerca di accelerare  la durata di questi pochi  giorni  oppure è felice perché compirà una parte del viaggio con qualcuno che gli è caro…

Piccole carrozze che  contengono  panni da lavare mischiati a libri da studiare o da leggere, portano pezzi di una identità che si costruisce attorno ad una transumanza di fine settimana oppure

mensile;  riporteranno in senso inverso provviste di vario genere, ricambi e tutti quei piccoli oggetti che servono per abitare quelle case provvisorie che non saranno mai  definitive ma che comunque contengono un periodo importante della vita.

Questi rumori si possono ascoltare con grande frequenza il venerdì sera; altrettanto numeroso

è il transito delle carrozze la domenica  nelle prime ore del lunedì.

Fanno parte anche queste carrozze e i loro cocchieri di quel continuo bradisismo umano che la nostra anima compie nei viaggi spazio-temporali; ed ogni giorno ogni itinerario formano uno strato come quello di un’antica città.. Qualche strato recherà traccia di un incendio o di un saccheggio; qualcun altro ci restituirà monili di bella fattura o di dubbia importanza; potremo persino trovare qualche graffito inciso sulla parete con il nostro nome e cognome…

 L’ultimo è quello che tutti vedono ma non starebbe in piedi senza tutti gli altri e non è detto che sia sempre il migliore.  Patrizia Tocci

tratto da: Patrizia Tocci La città che voleva volare ( Tabula fati, Solfanelli chieti 2010) sez .Intra Moenia

NATURALMENTE QUESTE IMPRESSIONI SONO PRECEDENTI AL TERREMOTO. LE DEDICO A TUTTI GLI STUDENTI CHE NON CI SONO PIU’

 

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Informazioni su pat1789

Patrizia Tocci nata nel 1959. Ha al suo attivo 7 pubblicazioni: poesie, romanzi e racconti. Scrive su riviste e giornali, si interessa di poesia e letteratura, collabora con Il Centro, quotidiano regionale abruzzese.

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