SORELLA NEVE
Cominciò con un cielo basso, che puntava a terra come la testa di un montone: lo seguiva un gregge di nuvole compatto e determinato. Poi qualcuno, lassù, cominciò a setacciare la farina. E venne, la neve. Giù , da quel cielo basso ma con varie forme: prima piccoli fiocchi lievi, in una danza guidata dal vento; poi diventò più spessa e rotonda e infine si allargò in fiocchi densi e appiccicosi, grandi losanghe bianche. Durante la notte mi sono alzata più volte, per vedere se continuasse quella nevicata che pareva svuotare il cielo. la mattina presto neve e ancora neve. Tutto si era trasformato: le cose avevano duplicato lo spessore e si intravvedeva una grande distesa bianca. Un deserto bianco. Intangibile, immacolato. E poi , il silenzio. I campi spariscono, le montagne si avvolgono in sciarpe bianche e si uniscono alla pianura. I colori si arrendono. Si riposano. Sotto la neve, pane. In quei giorni, anche il pane è ridiventato il pane di ieri. E le briciole che avanzavano erano tutte per gli uccelli che sono arrivati. Timidi , diffidenti e poi sfrontati . Ho fatto amicizia con un pettirosso. Ho spiato la paura diventare fiducia. E così anche le briciole sono state importanti. Ricordavo un’altra nevicata sui tetti dell’Aquila, mia figlia bambina e i pupazzi di neve ai cantoni dei vicoli, gli slittini e i cappelli coi pon pon, le urla di felicità e le mani ghiacciate … Come devono sentirsi sole quelle piazze, quelle scalinate. Come dev’essere stato pesante il silenzio, all’incrocio di quei vicoli. Poi, la magìa si è sciolta. Non c’è niente di più sporco della neve sporca. La neve, ammucchiata ai lati della strada, s’è fatta grigia e nera. Eppure niente di sorella neve andrà perduto. Riempirà le falde e farà crescere il grano. Rimarrà nei nostri ricordi e tra qualche anno, sarà bello dirsi: “ ma ti ricordi , la nevicata del 2012?”
Patrizia Tocci.
Patrizia Tocci.