OCCHI DI GATTA
Adesso sogno spesso, acciambellata sotto le scale. Anche nell’altra casa avevo la mia cuccia, ma dormivo in tanti altri posti del giardino. Mi piaceva stare vicino alla vetrata, sul davanzale, con al lato la vecchia pianta di rose . La padroncina aveva lasciato due cuscini in quel rettangolo di sole. Ci rimanevo beata per ore, fino all’ultimo raggio . I miei padroni sono andati via di casa, quella sera, portandosi solo Nala, la cagnolina preferita… Noi siamo rimaste nel giardino, in quella notte terribile. Ma sapevo che non ci avrebbero abbandonate. Il padrone è venuto a prenderci con due gabbiette bianche, per portarci a Pescara. Che bello, li. Tutta la famiglia riunita, bipedi e quadrupedi.
C’erano anche altri due gatti e un cane, Buzz … che gazzarra, amici e un bel giardino tutto per noi. Un giorno però, mia madre Cenere non è più tornata dai suoi vagabondaggi pescaresi. Anche questa volta gli umani non hanno pianto. O almeno non li ho visti piangere. Ma dal modo in cui mi accarezzavano, ho capito. Capisco sempre i loro umori, viviamo insieme da tanti anni. Poi siamo ritornati vicino la città. Ma non più in quella casa bella col giardino e col fico centenario. Salivo con un balzo fino alla finestra del secondo piano, miagolavo fin quando non mi aprivano. Adesso ho un giardino più grande e c’è anche un’altra gatta arrivata da poco, una clandestina sperduta senza permesso di soggiorno.
Mi ha detto che ha perso tutto con il terremoto: casa e umani. Non parla molto. I primi giorni nemmeno un miagolio di cortesia. Ma anch’io ho avuto i miei guai. Sono finita sotto un’automobile, per poco non morivo anch’io. Passano camion grandissimi e le strade sono tanto larghe che ci vuole coraggio per attraversare. Nella città vecchia bastava fare un salto sul muretto di cinta e poi un tetto, un altro tetto e un balcone … Giornate intere sui tetti … I miei padroni qualche volta sono molto tristi, qualche volta allegri. Mi danno crocchette speciali. Mi piacerebbe che sorridessero un po’ di più. I gatti dei vicini mi stanno antipatici e i tetti sono tutti immensamente alti.
Vado a caccia di lucertole, gioco con le foglie dei pioppi o inseguo le lumache. Qualche volta, per disperazione parlo con la cagnolina Nala ( ormai ci vogliamo quasi bene).Mi piacerebbe tornare sul divano bianco di quella vecchia casa. Sono sicura che adesso gli umani mi lascerebbero dormire anche li. Potrei tornare a cacciare tra le grandi foglie del fico centenario, miagolare sotto la finestra, ritrovare quella mano che apre e mi lascia entrare, con una carezza. Chissà se sono sogni d’oro negli occhi di una gatta, Nera..
Patrizia Tocci
( dedicato ai quadrupedi e ai bipedi di tutte le specie e le razze, compresi gli umani)