Se i gigli aquilani potessero parlare

Se NOSTRI GIGLI POTESSERO PARLARE.

Se i nostri gigli potessero parlare, ne avrebbero di storie da raccontare. Per esempio che la nostra è una terra ballerina e che proprio per questa ragione si trovano alla fine delle catene di ferro che passano attraverso i muri maestri in alcuni palazzi aquilani. Se i gigli potessero parlare ci esorterebbero a non dimenticare chi non c’è più, nella nostra città e a cercare sempre le ragioni per cui questo è accaduto. Se i gigli potessero raccontare vi direbbero che nel 2006 hanno visto per giorni camminare una donna che mi somigliava, con il naso in su e gli occhi in alto, per i vicoli e i quartieri di una città ancora integra: una donna che li stava cercando perché aveva fede nella parola di un’altra donna; e che li ha trovati, per prima, proprio per queste comunanze che le univano: aver abitato nella stessa città ed averla amata, conosciuta, descritta, salvata. Ogni parola infatti ci salva dall’oblio, ogni racconto resta come quei meravigliosi gigli in ferro battuto, ogni giglio nella sua peculiare diversità rimanda a una storia trascorsa. Ho deciso di raccontarla questa storia, così tante volte, con dvd, libri, articoli, trasmissioni televisive, che ormai la conoscete quasi tutti. Eppure c’è un ultimo regalo che vorrei fare alla nostra scrittrice Laudomia Bonanni e alla nostra città: vorrei che la sua rinascita, che sta cominciando lentamente, avesse come simbolo proprio questi gigli. I gigli sono da sempre simbolo di purezza. Così dovrebbe essere la ricostruzione : pura, limpida e netta come quei gigli. E sarebbe bello se su ogni casa ricostruita, insieme alla bandiera italiana , si affacciasse, per sempre, anche un giglio in ferro battuto. Un appello alla Soprintendenza: che conservi e valorizzi questi gigli e che nemmeno uno di essi venga perso nella ricostruzione. E se le tecniche di ricostruzione non prevederanno ovviamente le catene antisimiche, che questi gigli comunque diventino ( veri e falsi) emblema della nostra ricostruzione e del nostro futuro. Già l’immagino, una città tutta gigliata e su ogni muro, il giglio come simbolo della solidarietà di tutti gli Italiani che sono venuti all’Aquila lasciando un segno tangibile: un giglio come simbolo dello sforzo che in questo momento lo Stato sta facendo per aiutarci a ricostruirla la nostra bella città: e lo sguardo pieno di speranza, una cocciuta speranza di rimettere in piedi ciò che è caduto. Con la certezza di poterlo fare bene, in trasparenza ed onestà. È vero che adesso non si vedono più i gigli, soffocati come sono tra le travi di ferro o di legno, nascosti dai puntellamenti o dalla sete di guadagno. Ma i gigli crescono nel buio…E magari chissà, finalmente arriverà anche la primavera aquilana. Intanto chiedo ai possessori di gigli: conservateli bene, nel frattempo e metteteli al sicuro. Arriverà il momento che sbucheranno tutti insieme e di nuovo, al sole.

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