«Una sera che la nostalgia s’era fatta più pungente, con mia grande sorpresa ho trovato sull’uscio della mia abitazione, seduti contro la porta e quasi addormentati, tre cafoni, due uomini e una donna che senza esitazione ho riconosciuto subito per fontamaresi […] quello che hanno detto è in questo libro ». 1La vicenda di Fontamara ruota attorno ad un misero ruscello che da sempre, a memoria d’uomo, aveva irrigato i campi dei fontamaresi, il cui corso viene deviato per irrigare i campi di un ricco impresario appena arrivato in quella zona: ”Fontamara somiglia dunque ad ogni villaggio meridionale che sia un po’ fuorimano […]un po’ più arretrato e misero degli altri. Ho appurato che gli stessi avvenimenti in questo libro con fedeltà raccontati, sono accaduti in più luoghi ». 2
Uno di questi luoghi potrebbe chiamarsi Verrecchie, una piccola frazione del comune di Cappadocia in provincia dell’Aquila, sempre quindi nella Marsica siloniana; gli “stessi avvenimenti” hanno lasciato traccia nell’archivio di Stato dell’Aquila e anch’io li ho trovati quasi sull’uscio di casa, mentre cercavo tutt’altro.Sono accaduti nel 1927 – V anno dell’era Fascista – ; a quell’epoca Silone aveva già fatto la scelta della clandestinità e dell’esilio.
L’intera documentazione riguarda le sorgenti del fiume Imele, proprio a ridosso del paese che oggi conta circa 50 abitanti nel periodo invernale ed ha purtroppo storia simile a tanti altri piccoli centri della montagna interna, quasi sempre votati allo spopolamento e all’abbandono. Nel 1927 invece gli abitanti erano 450; l’economia, come a Fontamara si reggeva sulla coltivazione delle poche e scomode terre – siamo a 1050 metri sul livello del mare –; abbastanza praticata era l’emigrazione stagionale soprattutto verso la campagna romana e la presenza di boschi e pascoli favoriva soprattutto l’allevamento ovino. Le sorgenti del fiume erano centrali nell’economia del paese; alimentavano un mulino ad acqua che macinava grano e granturco ed alcuni fontanili.In seguito al terremoto del 1915 – che colpì anche questa zona – e del quale rimase traccia evidente nella vita e nell’opera di Ignazio Silone – le sorgenti del vicino e fiorente comune di Tagliacozzo si erano invece prosciugate ; la popolazione numerosa aveva bisogno d’acqua , per motivi igienici ed alimentari.Il podestà di Tagliacozzo, Domenico Amicucci “ritenuta la necessità e l’urgenza di riparare a tale inconveniente (…) delibera di contrarre col Comune di Cappadocia un mutuo per la costruzione di un acquedotto, giusta il progetto dell’ingegnere Vacca approvato dal Ministero dei Lavori pubblici per trasportare con nuovo acquedotto litri 8 di acqua al secondo dalle sorgenti di Verrecchie al capoluogo e di provvedere alla differenza di spesa a carico del comune con il concorso dei cittadini con opera in natura ». 3
Ma il municipio di Cappadocia non ha fondi per contrarre il mutuo.
Il municipio di Tagliacozzo inizia comunque – anche senza tutte le necessarie autorizzazioni – con tempestività i lavori e passa all’espropriazione dei terreni su cui dovrà essere edificato l’acquedotto. Il Commissario prefettizio del Comune di Cappadocia sostiene la sua verità : « alcune firme sono state estorte con gherminelle varie, facendo credere che per riscuotere £ 150 di indennità, avrebbero speso £200, che la conduttura sarebbe stata fornita di steccato, quindi con divieto di lavorare il terreno soprastante, ove non avessero firmato bonariamente». 4Anche Fontamara comincia con una petizione “estorta”: « i sottoscritti, in sostegno di quanto sopra, rilasciano le loro firme spontaneamente, volontariamente e con entusiasmo ». 5 A Fontamara, come a Verrecchie le persone in grado di leggere e di scrivere non dovevano essere molte…
Nasce quindi attorno all’uso e alla captazione di queste sorgenti una fitta corrispondenza di cui gli attori principali sono : il podestà di Tagliacozzo, il commissario prefettizio del comune di Cappadocia, l’ingegnere incaricato dei lavori, i tutori dell’ordine pubblico, il Ministero dei Lavori pubblici, la legione territoriale dei Carabinieri Reali di Perugina ( divisione di Aquila), la federazione Provinciale del Partito Nazionale Fascista; ma non scrivono i diretti interessati se non per interposta persona e ancora Silone ci dice perché : « la lingua italiana è per noi una lingua morta, una lingua il cui dizionario , la cui grammatica si sono formati senza alcun rapporto con noi con noi, con il nostro modo di agire »6Scomparsi i testimoni oculari bisogna necessariamente affidarsi all’italiano burocratico dei documenti d’archivio, cercando di leggere tra le righe.
Il commissario prefettizio si reca in visita alla frazione di Verrecchie; con biglietto postale urgente al Ministero dell’Interno invia la sua relazione : «con telegramma comunico che stamane sono stato a Verrecchie. Ho esortato quella folla ad avere fiducia provvedimenti Vossignoria. Lavori in corso hanno stornato parte acqua sorgente principale in modo che non affluisce più quella conduttura. Fontanini quindi non buttano più. Acqua serve quella popolazione pel molino e rimanente dovrà essere condottata questo capoluogo (Cappadocia n.d.r.) onde eseguire progetto fognatura ». (7)Il comune di Cappadocia aveva infatti cominciato tempo addietro alcuni lavori per una costruzione dell’acquedotto senza però ultimarli. Lo stesso giorno il commissario prefettizio invia una nota alla Regia Prefettura dell’Aquila che contiene particolari più interessanti : «ieri fui sul posto,accompagnato dal Comandante di questa stazione dei Carabinieri e dal Dottore: e ho esortato quella folla delle donne che reclamava la proprietà del suolo e dell’acqua di aver fiducia nei provvedimenti Vostra Signoria Illustrissima; intanto mi sono raccomandato al segretario Politico, ai maggiorenti e al Parroco »8
Le donne fontamaresi usano lo stesso linguaggio e le stesse espressioni :«non si può toglier l’acqua alla terra che ha sempre bagnato: è un peccato contro la creazione » 9 e se non fosse stato sufficiente l’intervento mediatore dei vari Don Circostanza, Don Abbacchio e Innocenzo La legge «ogni giorno tre carabinieri si recano in Verrecchie per il mantenimento dell’ordine pubblico. Ho piena fiducia che nulla accadrà» 10Il commissario prefettizio denuncia poi alcune omissioni del comune di Tagliacozzo su norme e regolamenti che qui sarebbe troppo lungo riassumere; va però ricordato che anche con il Municipio di Cappadocia le pendenze e le irregolarità lamentate dalla frazione erano notevoli e numerose; ancora Silone ci conforta : « Bisogna sapere che a Fontamara non ci sono due famiglie che non siano parenti…Tutte le famiglie, anche le più povere hanno interessi da spartire tra di loro e in mancanza di beni hanno da spartirsi la miseria: a Fontamara perciò non c’è famiglia che non abbia qualche lite pendente e sono le stesse che si tramandano di generazione in generazione ». 11Entrano in scena quindi anche le Forze dell’ordine: una lunga memoria del Comandante della Legione Territoriale dei Carabinieri racconta l’ultimo sopralluogo:«in seguito ai lavori per l’acquedotto è venuta a mancare tutta l’acqua in paese e anche l’unico mezzo per la macinazione dei cereali. Intanto i capi famiglia della suddetta frazione hanno già fatto una sottoscrizione per protestare in merito(di cui però non ho trovato copia n.d.r.) L’ordine pubblico è normale ma ad ogni modo sono state prese le necessarie precauzioni per prevenire qualunque incidente ». 12Il commissario prefettizio di Cappadocia sfiora toni davvero comprensivi: «i lavori hanno fatto scendere il pelo dell’acqua della sorgente in modo che i poveri villici(sic)
e sono veramente poveri, sono costretti a recarsi ad attingere al fiume ».13tra i documenti troviamo anche la relazione del Segretario Federale del Partito Nazionale fascista dell’Aquila: «oggi ho conferito con il Segretario politico di Verrecchie circa i motivi che tengono in fermento quella popolazione […] egli esclude in modo più assoluto che i Naturali vogliano ostacolare il compimento dell’acquedotto ».14 La corrispondenza coinvolge anche il Ministro dei Lavori Pubblici che richiede alcune informazioni e un altro personaggio importante legato per ragioni anagrafiche a questa zona: ecco il testo del telegramma :«notizie comunicatemi ing. Vacca circa acquedotto Tagliacozzo meravigliami. Stop. Pregola provvedere secondo miei desideri espressi ieri telefonicamente. Stop. Saluti ». 15
Il telegramma è indirizzato al vice prefetto Vegni e porta la firma già importante di Ermanno Amicucci, fratello del podestà Domenico e futuro direttore della Gazzetta del popolo nonché segretario generale del Sindacato Nazionale Fascista dei Giornalisti. Il podestà di Tagliacozzo, Domenico Amicucci accenna ad importanti interessi turistici che dovrebbero consentire di adottare procedure d’urgenza :« codesta prefettura comprende come le esigenze di un paese quale Tagliacozzo, mèta ambita di numerosa villeggiatura , stazione climatica di prim’ordine, deve pur mettersi all’altezza con altri paesi ».16Il commissario prefettizio di Cappadocia, rivendica al suo comune e con dati catastali alla mano la proprietà delle sorgenti, che risalirebbe addirittura al feudo
Barberini-Colonna : «dette sorgenti sono proprietà di Cappadocia …scorrono in un primo tratto nel terreno comunale, in un secondo tratto sui terreni dei Naturali di Verrecchie e in un terzo tratto di nuovo sul terreno comunale ». 17I lettori di Silone ricorderanno la famosa equazione:« tre quarti dell’acqua andranno nel nuovo letto tracciato dal comune e i tre quarti dell’acqua che resta continueranno a scorrere nel vecchio fosso ».18Il commissario avvisa: « per evitare possibili violenze contro dette opere prego codesta prefettura di voler riesaminare la concessione fatta a Tagliacozzo e di voler dare le opportune disposizioni in merito.» Immaginiamo, grazie a Silone come avrebbe potuto svolgersi l’incontro tra i cantonieri del comune, l’ingegnere, le forze dell’ordine e gli abitanti: «i cantonieri, senza altra spiegazione, avevano messo mano alle pale e ai picconi per scavare il nuovo letto dell’acqua. Allora lo scherzo sembrò oltrepassare i limiti. Un ragazzo, il figlio di Papasito allarmò ognuno che trovò per strada » 19Il riassunto finale di questa contesa, probabilmente inasprita anche da rivalità personali ci viene offerta dal segretario Federale dell’Aquila, Masciocchi: «i naturali di Verrecchie chieggono che a cura del proprio comune o di quello di Tagliacozzo, che si beneficia delle acque, venga trasformato il macchinario del mulino, in modo che possa funzionare anche con una quantità di acqua ridotta; dalle passate amministrazioni fu decisa per la frazione la costruzione di un acquedotto, furono messi in opera i tubi mercé la prestazione d’opera dei Naturali, ma non fu portato a termine…ora il tubo trovasi scoperto nella sorgente e quindi non esiste nessuna garanzia igienica per il rifornimento idrico con presa dalla stessa sorgente di cui trae l’acqua quello di Tagliacozzo; il paese non ha il cimitero (sic) e attualmente i morti vengono seppelliti in un angolo di terra che per la sua posizione durante la pioggia permette lo scoprimento dei tumuli, lasciando i resti umani in balìa degli animali. Premesso quanto sopra poiché all’evidenza appaiono giusti i desiderata di quella frazione, prego V.S. Illustrissima voler disporre che l’attuale commissario prefettizio di Cappadocia vada incontro a quella laboriosa popolazione e l’accontenti». 20 Le notizie fornite dal segretario federale sono di prima “voce” perché aveva appena conferito con il segretario politico dei Naturali: le richieste e le proteste vengono quindi esplicitate ma indirettamente. L’acquedotto fu poi realizzato anche grazie alla sostituzione di alcuni “attori” e all’accordo tra i due comuni per contrarre un mutuo e alla partecipazione del Ministero alla costruzione dell’acquedotto; le sorgenti del fiume sono state in gran parte incanalate, ma una parte – e forma nei mesi invernali una bella cascata – passa ancora sotto il vecchio mulino che ormai non ne ha più bisogno. Ma l’acqua ha una memoria lunga, com’è lungo il suo viaggio; dalla sorgente al piano, dove si inabissa sotto il monte Aurunzo per poi riemergere qualche chilometro più in là, sopra Tagliacozzo con il nome di Fiume Salto; è sempre la stessa acqua che confluisce nel Velino per poi unirsi nella splendida cascata delle Marmore. La storia sembra essersi conclusa, in questo caso, tutto sommato in modo pacifico e favorevole agli abitanti di Verrecchie; così non era accaduto per i fontamaresi e nemmeno accadrà per il taglio di alcuni boschi contesi tra la stessa frazione e due comuni: minacce, violenze e cafoni finiti in prigione. Ma questa è un’altra storia, complicata dal fatto che nel 1929 Verrecchie chiese ed ottenne di essere aggregata al comune di Tagliacozzo – e la racconterò un’altra volta. Che Silone utilizzasse per scrivere i suoi romanzi anche fonti d’archivio ci viene confessato direttamente dall’autore nella prefazione a L’avventura di un povero cristiano ed anche in Severina, pubblicato postumo; interessante a questo riguardo la lettura del racconto Un viaggio a Parigi21 Potrebbe aver conosciuto, avuto notizia di ciò che anch’io ho cercato di raccontare? E’ impossibile averne certezza. La certezza appartiene invece ad un altro ordine: «so bene che il nome di cafone, nel linguaggio corrente del mio paese, sia della campagna che della città, è ora termine di offesa e di dileggio: ma io l’adopero in questo libro nella certezza che quando nel mio paese il dolore non sarà più vergogna, esso diventerà nome di rispetto e forse anche di onore»22Penso che questo desiderio, grazie anche all’opera letteraria dello stesso Silone si sia in parte realizzato e che lo studio e l’interesse per la storia locale possa restituire dignità e voce a chi sapeva mettere appena una croce accanto al proprio nome che altri avevano scritto per lui. Patrizia Tocci
1)Silone I. Fontamara, Mondadori 1983, p. 27
2)ibidem, p. 19
3)Archivio di Stato dell’Aquila, Prefettura, Serie II, 9° versamento, Comune di Tagliacozzo ( anni 1923-27 ) delibera n76 del 29-11-1927; d’ora in poi A.S.A
4)A.S.A, Cappadocia (1923-27) lettera alla Prefettura del 9-11-1927 n° 1681
5) Silone, op. cit. p.41
6) ibidem, pp.29-30
7)A.S.A., Cappadocia telegramma del 8-11-1927
8)A.S.A.Cappadocia, cit, 9/11/1927
9)Silone, op.cit. p.71
10)AS.A. Cappadocia. cit, 9/11/.1927
11)Silone, op. cit. p. 23
12)ASA, Cappadocia , legione territoriale Divisione dell’Aquila, nota del 22-10 -1927
13)ASA. Cappadocia, cit.
14°.A.S.A., Partito nazionale fascista, Federaz. Prov. dell’Aquila prot. 5950 8/11/1927
15 Tagliacozzo, telegramma del 13/9/1927
16 A.S.A., Tagliacozzo, 1/9/1927
17 A.S.A Cappadocia, cit.
18 Silone, op. cit. p.189
19 Silone, op. cit. p.50
20) A.S.A vedi nota 14
21)Silone, Un viaggio a Parigi (introduzione di V.Esposito) Collana I QUADERNI, Fondazione Silone 1992; in esso il prof. Vittoriano Esposito definisce il racconto “ una possibile preistoria di Fontamara.” Ci sono infatti alcuni personaggi che torneranno anche con gli stesi nomi nel romanzo ma nessun accenno che riguardi la disputa sull’acqua.
- AIELLI aLTO