Natalia Ginzburg, una Corsara in Abruzzo ( In terra d’Abruzzi )

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Neve di primavera di @ Edda ecle ragone

Neve di primavera di @ Edda ecle ragone

In terra d’ Abruzzi, per la seconda mia rubrica che ospita Il Centro, vi parlo del bel libro che @sandra petrignani ha dedicato a Natalia Ginzburg ed in particolare anche agli anni trascorsi al confino insieme al marito Leone Ginzburg.
Su un sentiero pieno di neve, c’è la scrittrice Natalia Levi in Ginzburg, mentre trascorre a Pizzoli, nell’ Abruzzo aquilano, gli anni del confino con suo marito, Leone. La scrittrice ne Le piccole virtù racconta : “ in Abruzzo non c’è che due stagioni: l’ estate e l’ inverno. La primavera è nevosa, ventosa come l’ inverno e l’autunno è caldo, limpido come l’ estate; quando la prima neve cominciava a cadere, una lenta tristezza si impadroniva di noi.” Scelse come pseudonimo Alessandra Tornimparte ( Tornimparte è un altro comune del circondario aquilano). Nel 1964, raccogliendo alcuni racconti per Einaudi, la scrittrice ci rivela nella prefazione date e località. La strada che va in città, scritto a Pizzoli, dal settembre al novembre 1941, risveglia ricordi: “ i miei personaggi erano la gente del paese, che vedevo dalle finestre e incontravo sui sentieri”; “ la strada che tagliava in mezzo il paese, fino alla città di Aquila, era venuta anche lei dentro la mia storia”. Altro racconto ambientato a Pizzoli è Mio marito ( 1941); la casa in cui vivevano dava sulla piazza, dove c’era la fontanella, le donne con gli scialli neri. C’è ancora la stanza con l’ aquila dipinta sul soffitto: la stessa che aveva visto Natalia. Questa ed altre Informazioni ci offre Sandra Petrignani, nel suo recente libro La Corsara, ritratto di Natalia Ginzburg in cui ricostruisce la vita di Natalia, dei luoghi abitati e frequentati dalla scrittrice, intervista testimoni: illumina periodi bui con dettagli e ricostruzioni filologiche, citazioni dai libri e ci rende contemporanea Natalia, come se camminasse ancora con noi.Così diventano, per noi abruzzesi, una miniera le pagine dedicate al confino di Pizzoli. Resta sempre qualcosa di magico nei luoghi in cui hanno abitato gli scrittori e gli artisti. Sarebbe importante averne cura, farne memoria: non solo attraverso la pagina scritta ma anche salvando, per tutti, le tracce del loro passaggio.

#interradabruzzi
#ilcentro Sandra Petrignani #nataliaginzburg #patriziatocci

Un altro Mondo: L’Aquila

Un altro mondo

Non chiedere mai un indirizzo, all’Aquila. Potrebbe andare ancora bene se ti rispondono cortesemente dandoti una indicazione del tipo: “ sì, stava vicino l’ex mattatoio, vicino l’ex caserma dove però adesso ci hanno fatto le case…cioè i map.”

Non chiedere mai una strada all’Aquila. Potrebbero risponderti : “Aspetta, mi ricordo che stava vicino all’Ex Coop, no no…di fronte al nuovo negozio di X, quello che ha riaperto sotto le mura…”

Non chiedere mai un numero di telefono all’Aquila. L’elenco telefonico si è prosciugato e  si è ridotto di volume. E l’elenco dei cellulari è quello privato, che non condividiamo e che nessuno sa.

Non chiedere notizie di qualcuno, se incontri qualcun altro. Potrebbe risponderti così: “ l’ho vista all’Aquilone un anno fa, no aspetta..forse di più…sta  nelle case di berluscò-“ e qui giù un’altra lista di indicazioni..”si quelle che si chiamano  Cansatessa e San Vittorino, oppure  ai Map di Pizzoli” oppure ancora : “ ah ma non lo sapevi , è morto l’anno scorso, s’è trasferito, sta ancora in albergo, vive alla caserma.”

La casa? Meglio non chiedere.” E’ stata demolita, abbattuta, sta ancora come tre anni fa. Ci piove dentro e s’è ammuffito tutto…”

Il concetto di prossimità e di spazio è completamente stravolto. Le 19 new town sono insediamenti temporanei e gli stessi abitanti che vi abitano sono temporanei; i contribuiti per l’emergenza sono temporanei, le stesse proroghe sono temporanee. Vita precaria in una città precaria. Sarà per questo che nella grammatica aquilana, come in quella del grande scrittore Kafka,  manca il tempo verbale del futuro?

Un aquilano non può dire “farò”: può dire: “tengo  fa’…”. Il futuro, nella grammatica aquilana esprime sempre un impegno un obbligo un fastidio o un dovere. Purtroppo siamo ancora alla fase dove per ognuno è più determinante il “tengo fa’” che il “tenemo fa’”. Manca una dimensione collettiva del problema sisma, pur essendo invece sostanzialmente un problema collettivo.

Ma è meglio non chiedere mai niente, agli aquilani.  E non fare domande insolenti  del tipo: “ Quando comincia la ricostruzione?” Capirebbero solo da questo che sei un forestiero; ti risponderebbero con un’alzata di spalle e ti pianterebbero lì, con la tua domanda o il tuo sondaggio, in mezzo al deserto e alle frustate del freddo inverno aquilano.

Buon anno, L’Aquilabellamè.

Patrizia Tocci