Ormai so attraversare un torrente senza cadere nell’acqua, senza farmi arrestare nel mezzo da quel nugolo azzurrino di minutissime farfalle. Il ricordo di quelle ali impalpabili mi perseguita; potrei schiacciarne una tra le dita – sarebbe così facile, ma lascerebbe comunque una traccia iridata. Oppure potrei innamorarmi di questa sua iridescente fragilità e farla posare sulla mia spalla, complici un presagio o un sogno… Perché questo è la vita: l’ingenuità che prende forma, il pavone che ti corteggia con la ruota tutta aperta e meravigliosa e poi subito si chiude come un ventaglio che ha nascosto uno sguardo troppo intenso. Mi sono svegliata pensando, ricordando, cullando quel ricordo, blandendolo perché restasse ancora un po’, intenta a frugare come un gatto randagio nei resti delle parole Ciò che il sogno fa crescere di notte spesso nel giorno diventa crusca da buttare via. Eppure qualcosa resta. Così come sui muri delle case in campagna, dove è stato piantato un solo tralcio di vite che si attorciglia lentamente fino alle finestre più alte; anche se è diventata una pergola dalla quale pendono rigonfi e viola, i grappoli; persino se la vite non c’è più resta sull’intonaco quella traccia azzurrognola, a testimoniare una cura antica quanto la speranza.
3 pensieri su “VERDERAME di Patrizia Tocci”
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una musica di parole,una cadenza di largo con passione che sale,lo stesso respiro della foto.Complimenti,di cuore,Patrizia
grazie..e continua a leggermi..mi piace condividere i miei pensieri e le mie emozioni..grazie ancora.
grazie infinite…