Zona rossa e zona verde: nel silenzio dell’Aquila

Si chiama parietaria, l’erba che cresce sulle macerie, che s’infila tra i muri e spacca le pietre. Sembra docile, quasi appicccicosa: ma le basta un granello di terrra per attecchire e cresce vigorosa, velocemente. Si riprende il suo tempo e il suo spazio, con insolenza e con cattiveria. Sa che non ci saranno piedi di uomini donne e bambini, a calpestarla; sa che pochi cani potranno fare pipì tra le sue foglie. Cresce e si riprende tutto, come fa la savana: il tempo cambia dimensione, i colori delle pitture alle pareti si scrostano, i famosi e costosi nodi dei puntellamenti arruginiscono, i vasi ospitano ormai tutte piante secche..ma la parietaria no. Le sue schiere insolenti hanno da combattere una guerra: sono le schiere equestri, quelle raso terra, le più temibili; colonizzano in poco tempo una carreggiata, una strada, sbarrano la porta dell’entrata. Diventano un segnale simile a quello di Zona rossa: cambia il colore, ma non il significato. Ambedue vogliono dire: qui, uomini e donne,, bambini e anziani non ci vivono più. Qui la vita è preda dei divieti e dell’incuria. Qui c’è solo silenzio e solitudine. Poi ci sono le schiere che hanno il compito di colonizzare i piani alti delle case, le crepe sui muri, le piccole screpolature sotto i balconi. Di crepe ce ne sono abbastanza, nella mia città crepata; e la parietaria si insinua, subdola, veloce, strisciante. E’ il solo verde che non riesco a sopportare, perchè non è una forma di vita, ma significa abbandono, morte, disperazione. DOBBIAMO dichiarare guerra alla parietaria: riprendere le battaglie che avevamo cominciato. Pulire questa città. tenerla pronta per la ricostruzione. Visto che altri non lo fanno, io comincio a dire che lo farò. certo, invece di andare altrove, il sabato o la domenica, si ricomincia. Pulia-Amo L’Aquila.

Patrizia Tocci, tentando di vivere all’Aquila

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