Nonostante tutto, nonostante l’inverno e il freddo non rinuncio alla mia passeggiata aquilana. Fa buio molto presto , ancora.Ma anche se la tramontana viene come uno schiaffo sul viso dalla fontana Luminosa, si arriva fino a Piazza Duomo. Non c’è quasi nessuno in giro: poche persone solitarie magari con un cane al guinzaglio, qualche persona talmente incappucciata che non riconosci più, tra la sciarpa, i guanti, il cappuccio o gli occhiali.Eppure, i passi procedono spediti, lungo l’itinerario conosciuto.Eppure qualche nuova luce che s’è aggiunta ( Tezenis) fa venir voglia di entrare, comprare qualcosa, dimenticarsi come una volta nel rito prudente dello shopping.Fa compagnia , quella luce, interrompe il lungo fiume buio , semibuio del vecchio corso. Si sente il freddo; e assieme al buio forma un corpo liquido, quasi solido..un magma..come se una lava nera fuoriuscisse dalle case, dai vicoli e si spandesse dentro i palazzi ancora in piedi, entrasse in quelle finestre aperte, ci raggiungesse il cuore. Un flutto pietrificato, una domanda senza risposta, l’eco di un passaggio..Mi sembra di sentire le vite, tutte quelle che c’erano prima, lungo la strada principakle della mia città. Dai piccoli balconi che si affacciano vuoti e desolati, nelle finestre duplicate da altre finestre, in quella specie di reticolo ferrato che avvolge tutta l’altezza dei palazzi. Mi sembra di risentire le voci, rivedere le luci, il brusio, le insegne luminose e fosrse qualcuno uscire da quegli immensi portoni, tirarsi su il cappuccio o il bavero del cappotto, avvolgersi la sciarpa attoro al collo…certo, questi sono i giorni della MERLA., i giorni in cui anche il cuore dell’inverno è freddo.A piazza duomo non c’è più nessuno. Solo le camionette dei pompieri e dei militari percorrono quel fiume buio.Si sente l’eco del motore fin quando non spariscono. Incontriamo qualche amico sparuto. Sembriamo tanti fastasmi smarriti. Eppure deve esserci un senso in questa ostinazione. Siamo un presidio affettivo, una calamita che pulsa, una direzione. un silenzio che parla. In primavera tutto questo sarà inaccettabile. Voglio vedere 1000 cantieri al lavoro.Ruspe, operai, architetti, ingegneri, proprietari di case…voglio vedere un brulicare come quello delle api attorno agli alberi in fiore. Voglio vedere. Voglio.
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NEL FOLTO DEL BIANCO ( NON ORA, NON QUI)
Nel folto del bianco (NON ORA, NON QUI)
La guardo attraverso un diaframma di vetro, la mia città. Non un filo di fumo, non una luce. La neve ha già ricoperto le pietre a terra, le balaustre cadute, i frontoni. Colori stinti si stingono ancora di più… l’acquerello del tempo, un’altra mano d’acqua, una di neve sul foglio già bianco. I colori si sono arresi. I tetti interrompono il disegno della neve, grondaie sbandate, finestre spalancate al freddo. Fa troppo freddo qui, ti entra nelle ossa, nella mente. Solo la memoria registra. Le mani intirizzite cercano un pò di calore nelle tasche . Trovano solo un mazzo di chiavi. Lo stringono, forte. Metallo come quello delle impalcature, dei ponteggi. Una grotta di stalattiti e stalagmiti. Colonne di ferro e di ghiaccio. Cammino piano, con attenzione. Come in uno di quei campi minati. Croci di ferro e croci di legno. Manca solo il filo spinato, ma ci sono le transenne e il cartello che ripete Zona rossa. ” Non ora, non qui. ” Le poche erbe selvatiche cresciute sulle macerie soccombono, sotto il peso della neve. Non ho mai odiato così tanto la parietaria e l’incuria. La neve è come uno specchio: tutto si vede di più. Risaltavano ancora di più anche i colori accesi della periferia: cipria, fard, ombretti dai colori impossibili . Qui invece tutto si sta avvicinando al bianco. Il cielo è così basso che sembra un coperchio di nuvole. Non ci sono rumori, silenzio fitto, all’incrocio dei vicoli. Assenze che si sommano alle assenze. Sarà che il silenzio è ormai una condizione dell’anima. Sarà che il natale ( buon natale, felice natale, bianco natale..a natale puoi…) fa risaltare ancora di più, per contrasto, questo vuoto, questo silenzio sterminato. Ha un peso difficile da reggere questa neve: soffoca, toglie l’aria. L’aria s’è fatta acqua, il fiato s’è fatto fumo. ” non ora, non qui”. Cerco, in fondo alle mie tasche una parola ma la speranza ha un coltello a due lame: taglia sempre, ferisce, fa male. Vivere con la speranza è una difficile convivenza. Non sai mai dov’è, quando arriverà, se arriverà. Fa freddo qui, fa troppo freddo. Ma la speranza conosce bene questa neve, questo freddo, questa desolazione. Viveva qui, fino a ieri. Agli incroci dei vicoli, nelle piazzette, dietro i cantoni, vicino gli stipiti di queste porte. Stava dentro le fontane, oggi ghiacciate. Negli interstizi delle pietre. nelle stufe accese, tra i carboni rossi e bianchi. Nelle case, nelle stanze piene. Oggi non saprei dove trovarla , la speranza. Cammino lungo il vicolo e le ombre sono dense , liquide. I miei passi continuano a scandire, come un mantra : ” Non ora, non qui.” Esco dalla grotta, esco dal buìo. Quasi la luce mi da fastidio. Mi danno fastidio le voci e rumori. Ma la vita è qui, dall’altra parte della città, abbarbicata alle sue mura. La vita è nelle insegne accese, negli addobbi di Natale, nel brulichio della gente affaccendata, nei fari delle macchine che fanno risaltare i mulinelli di neve. La vita è nelle case piene, nelle finestre chiuse, dove forse arriverà anche la speranza. Si siederà al tavolo, anche se non invitata. E sarà ben accetta quando arriverà. Le faremo posto. La ospiteremo, come fa sempre la mia gente, senza farle troppe domande. . Le chiederemo soltanto perché ci ha messo così tanto tempo per tornare…
” L’Aquila, città inocente” 2 mostra aggrappata alle transenne
questa volta la mostra, aggrappata alle transenne della città, nella centralissima via del Corso prevede numerose sezioni : questi ititolo: La città innocente, Informazioni ai turisti, visitatori, tre parole per l’Aquila “con100 frasi frasi scritte dai cittadini aquilani per la loro città, una sezione fotografica intitolata Finestre, un altra an” Anche le pietre parlano” . numeroso il materiale fotografico e con riflessioni sui neologismi del terremoto. la mostra verrà appesa sabato mattina e resterà fin quando il vento ,il sole e la neve lo renderaano possibile. Patrizia Tocci, tentando di vivere all’Aquila.