LA CITTA’ CREPATA ( FROM L’aQUILA)

LA CITTA’ CREPATA ( from L’Aquila)

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 Adesso si vede ancora di più la bellezza della città. Non c’è più la vita che scorre, le persone, le macchine, i rumori e puoi passare sulle strade e sui vicoli senza marciapiede, tanto non passa nessuno. Qualche volta le camionette dei militari che si danno il cambio ai posti di blocco  o le macchine dei Vigili del fuoco. Anche il silenzio potenzia la visione. così emerge l’imponente struttura delle isole e degli isolati;  ti rendi conto che al piano basso c’erano i negozi tutti chiusi; al piano secondo o terzo gli studi professionali e commerciali: le targhe risaltano ancora di più sulla parete screpolata perchè l’intonaco cade a pezzi. In alto intravedi le abitazioni; si vedono torrette, finestre aperte attraverso cui passano i puntellamenti di ferro. Anche gli alberi dei cortili interni sono cresciuti senza potature da due anni, l’edera  straborda dai muretti, pini altissimi come non ne ho mai visti. Gli alberi sono cresciuti, nella solitudine. Unico segno di vita, in quel silenzio.Hanno radici lontane e profonde. Loro sono rimasti in città e fioriscono , in mezzo ad un mare di pietra, in mezzo ad una gabbia di ferro. La città sembra una grande nave deserta. Vuota, arenata ; la salsedine ha cominciato a corrodere le impalcature e i legni stanno marcendo come marciscono i muri delle case, crepati. Una città crepata.

Ma non vi fa un pò male l’anima, Dottori Illustri che state al suo capezzale?Non vi fa male all’anima sapere che non avete ancora trovato la terapia ?Non vi dispiace vedere che a causa delle diverse scuole di pensiero, dei camici  di diverso colore che indossate,  del tempo che impiegate nelle decisioni,  la città  e i piccoli centri limitrofi terremotati stanno  morendo? Continuate, davanti al letto  dei moribondi a rinfacciarvi responsabilità,  torti e ragioni.

La bellezza è fragile, cari dottori: la bellezza svanisce in fretta. Gli affreschi si deteriorano, i frontoni cadono, le pietre spariscono. Nessun restauro attento e appassionato potrà replicare questa bellezza, questo insieme particolare. La bellezza di una facciata ( Palazzo Zuzzi sec. XVIII) dove si alternano finestre vere e finestre dipinte. La bellezza di una nicchia che si sta sfarinando ad un bivio di vicoli. La bellezza di un tono di colore nel quale avanzano vittoriosi il verde del muschio e delle infiltrazioni d’acqua. La bellezza di un portone con lo stemma caduto a terra. La bellezza di un giglio di ferro battuto ( ricordo del terremoto del 1703, per grazia ricevuta) fragile come un fiore vero,  agonizzante, intrappolato tra le travi di legno e i puntellamenti.

La bellezza crepata. Dovrebbe essere una gara, una corsa contro il tempo. E invece no. Non vi fa male l’anima. Forse dormite sonni tranquilli? No? E allora che aspettiamo? Chi aspettiamo?

 Patrizia Tocci

Appunti dall’Aquila

 

LA NEVICATA DEL 2012

Così adesso, dopo tre anni scopriamo, grazie alla neve, di avere una città allargata, come quelle famiglie divorziate, separate, risposate che cercano di tenere insieme con estrema difficoltà i pezzi della famiglia originaria e quella successiva. Finalmente la neve ha dimostrato quello che diciamo ormai da tre anni. Sindaco, di che città parli? A quale città ti riferisci? A quella che hai chiuso .con un ordinanza ( e i cui tetti continuano a crollare) a quella dei progetti C.A.S.E fino ad Assergi, a quella delle antiche frazioni…Si vede in tutta la sua deformità questo mostro-città che avete creato, che non ha confini e che non ha limiti. Una grande città fantasma, sorella della  CITTà CHE NON c’è. La stessa identica ragione per la quale da tre anni chiediamo un minimo di condivisione nella creazione di nuove costruzioni, di nuovi centri polifunzionali, di nuove microstrutture che a loro volta pretendono ( come accade in un paese civile) nuove opere di urbanizzazione, come ad esempio l’illuminazione, le strade con i relativi collegamenti autobus;  i presidi di prima emergenza come una farmacia, oppure quelli per la spesa quotidiana,  la rete fognaria, le panchine, un luogo in cui permettere agli anziani o ai giovani  di ritrovarsi e di incontrarsi. Questa improvvisazione a macchia di leopardo ( almeno così mi sembra) non fa altro che acuire spese e disagi. I in alcuni progetti case le costruzioni sono completamente illuminate di notte  e non è possibile nemmeno spegnere quelle luci:  però  attorno è buio pesto. In alcuni  non possono transitare gli autobus perché le strade di accesso non lo permettono. Alcuni hanno dei tetti a terrazza. Bastava tentare di capire perché qui all’Aquila, le case hanno i tetti a punta. Questi villaggi hanno un’aria stranamente vacanziera: un augurio, forse, di rimanerci per poco.   19 piccoli villaggi, senza nome.  Con questa nevicata ho capito  davvero che cos’ è la città policentrica. Quella dove tutto sta dappertutto, ma  tutti siamo senza.   Senza spazzaneve, senza mezzi, senza numeri telefonici e senza strade, senza … Una ex città, senza.

Un altro Mondo: L’Aquila

Un altro mondo

Non chiedere mai un indirizzo, all’Aquila. Potrebbe andare ancora bene se ti rispondono cortesemente dandoti una indicazione del tipo: “ sì, stava vicino l’ex mattatoio, vicino l’ex caserma dove però adesso ci hanno fatto le case…cioè i map.”

Non chiedere mai una strada all’Aquila. Potrebbero risponderti : “Aspetta, mi ricordo che stava vicino all’Ex Coop, no no…di fronte al nuovo negozio di X, quello che ha riaperto sotto le mura…”

Non chiedere mai un numero di telefono all’Aquila. L’elenco telefonico si è prosciugato e  si è ridotto di volume. E l’elenco dei cellulari è quello privato, che non condividiamo e che nessuno sa.

Non chiedere notizie di qualcuno, se incontri qualcun altro. Potrebbe risponderti così: “ l’ho vista all’Aquilone un anno fa, no aspetta..forse di più…sta  nelle case di berluscò-“ e qui giù un’altra lista di indicazioni..”si quelle che si chiamano  Cansatessa e San Vittorino, oppure  ai Map di Pizzoli” oppure ancora : “ ah ma non lo sapevi , è morto l’anno scorso, s’è trasferito, sta ancora in albergo, vive alla caserma.”

La casa? Meglio non chiedere.” E’ stata demolita, abbattuta, sta ancora come tre anni fa. Ci piove dentro e s’è ammuffito tutto…”

Il concetto di prossimità e di spazio è completamente stravolto. Le 19 new town sono insediamenti temporanei e gli stessi abitanti che vi abitano sono temporanei; i contribuiti per l’emergenza sono temporanei, le stesse proroghe sono temporanee. Vita precaria in una città precaria. Sarà per questo che nella grammatica aquilana, come in quella del grande scrittore Kafka,  manca il tempo verbale del futuro?

Un aquilano non può dire “farò”: può dire: “tengo  fa’…”. Il futuro, nella grammatica aquilana esprime sempre un impegno un obbligo un fastidio o un dovere. Purtroppo siamo ancora alla fase dove per ognuno è più determinante il “tengo fa’” che il “tenemo fa’”. Manca una dimensione collettiva del problema sisma, pur essendo invece sostanzialmente un problema collettivo.

Ma è meglio non chiedere mai niente, agli aquilani.  E non fare domande insolenti  del tipo: “ Quando comincia la ricostruzione?” Capirebbero solo da questo che sei un forestiero; ti risponderebbero con un’alzata di spalle e ti pianterebbero lì, con la tua domanda o il tuo sondaggio, in mezzo al deserto e alle frustate del freddo inverno aquilano.

Buon anno, L’Aquilabellamè.

Patrizia Tocci

LETTERA DALLA POMPEI N. 2

Pompei n.2; una delle tante piazze dell'AquilaUNA LETTERA DALLA POMPEI N° 2

Caro Presidente Napolitano, Presidente Mario Monti, i Presidenti Fini e Schifani, scrivo per augurarvi buon anno dall’Aquila. Da una città che faceva parte dello stato Italiano e che era un capoluogo di regione. Ora è una città precaria ( sta un pò qui, un pò là..ad est e ad ovest): chi le abita ancora tenacemente attorno, nelle vicinanze, i  cosiddetti ex-aquilani, vivono , come me, una vita precaria in attesa di un orizzonte temporale ( il ritorno nella propria casa e nella città) che si allontana sempre di più.Identica cosa è accaduta per alcune le piccole frazioni e paesi del circondario. E’ impossibile riassumere qui le ragioni, le cose fatte o non fatte per cui siamo, adesso in questo delirio di immobilità. Vorrei solo capire se tra gli impegni del  Mio Presidente del mio paese – l’Italia, o tra le pagine dell’agenda del Presidente del consiglio, sia stata messa una di queste duemila cartoline che vi abbiamo spedito e che recita solamente: saluti dall’Aquila. Saluti da una città che da tre anni è in sala di rianimazione: nessuno ci crede davvero che possa riprendersi. Ma noi che crediamo nei miracoli laici, sì. Noi che veniamo a Roma per le manifestazioni – e invece dovreste venire voi qui, a vedere davvero la realtà e la verità: km e km di case vuote, chiuse, attività fallite, economia inesistente, macerie e puntellamenti, case che si sbriciolano: dall’altra parte conflitti di competenze, lungaggini, norme lente, o ancora inesistenti per ricostruire… Venite a vedere la POMPEI n 2, che appartiene ancora a tanti ex-cittadini vivi. Venite qui, in incognito, senza scorta e senza incontrare nessuno. Regalatevi una mattinata all’Aquila. Capirete finalmente la nostra ostinazione e la nostra sfiducia..C’è sempre un sacchetto di speranza, nei nostri pensieri. Ma vi abbiamo attinto così tante volte in questi tre anni che ce n’è rimasta ben poca. Ce ne rimane una sola, su cui fidare: che l’Italia non voglia fare a meno dell’Aquila. Oppure se non è così abbiate il coraggio di dirlo: spargeremo davvero il sale sulle sue-nostre rovine. Tanti auguri @Patrizia Tocci con la foto di Luigi Baglione ( L’Aquila, anno 3 post sisma)

DUEMILA CARTOLINE PER L’AQUILA

La cartolina porta l’ immagine realizzata da Luigi Baglione di Piazza San Pietro. E’ indirizzata alle 4 principali cariche dello stato Italiano: al preSidente Napolitano, al presidente Monti, al presidente Schifani e al presidente Fin.

Il 18 dicembre saremo a piazza Duomo dalle ore 10 alle 13; ve la regaleremo, pregandovi di… affrancarla e spedirla apponendo solo il vostro nome e cognome. Vogliamo ricordare in questo modo la condizione attuale della nostra città e di tutti i centri del cratere. All’evento saranno presEnti anche i FALCONIERI DELL’AQUILA

PER RICORDARE.

 Da un idea di Patrizia Tocci e Luigi Baglione. Le duemila cartoline sono state realizzate con il contributo di Paolo Leone e Gianni Ceccarelli. IL POMERIGGIO DALLE ORE 16.00 ALLE 18 SI REPLICA ALL’AQUILONE.