Un viaggio chiamato amore: INSIDE OUT

Inside out: Un viaggio emozionante “ chiamato amore.” Comincerei da questo sentimento: è infatti il filo nascosto che unisce le due parti: la storia dei due vulcani e quella della bambina. Mentre la prima parte racconta una storia conclusa, la seconda ci lascia con una fine aperta, che però rimanda alla prima parte: il momento in cui la bambina, ormai adolescente si avvicina all’ amore e vivrà, come già ci hanno insegnato i due vulcani, emozioni a non finire: e dovrà arrendersi al fatto che ciò che è sopra sarà sotto, e ciò che è sotto salirà, sempre però attraverso sconquassi, terremoti , maremoti. Bellissima metafora della crescita e forse della vita. Si sentono Freud, Jung ma anche la definizione scientifica di Pangea in questa visione della terra che diventa metafora dell’ io: tutti i suoi strati, dal più superficiale al più profondo, legati da un magma incandescente che preme per uscire all’ aperto o comunque per trovare una nuova strada. Anche in questa prima parte il Ricordo ha una funzione fondamentale: riportare alla vita, il vecchio vulcano. Per amore. Accanto per sempre, alla sua vulcana con cui formeranno appunto l’ isola dell’ amore. Isola che invece manca nella seconda parte del film, dove sono presenti quella della famiglia , dell’ amicizia, dello sport preferito…Questo gioco tra dentro e fuori, tra sopra e sotto, tra prima e dopo, e’ il titolo e la chiave del film. Un continuo bradisismo, ecco cosa siamo. Le emozioni che ci agiscono cambiano nel percorso della vita e si ( ci) trasformano: i ricordi importanti possono sbiadire ed essere sostituiti oppure essere conservati in un luogo ancora più profondo ed inaccessibile. Molto bello questo viaggio nella mente, grazie alla consolle iniziale ( molto essenziale, semplice) e a quella che la la ragazzina avrà successivamente, ricca di mille sfumature date dai tantissimi pulsanti colorati. Tanti i messaggi che arrivano con questo cartone. la presenza di Gioia, predominante nella prima parte della vita , che poi lascia invece un po’ di spazio anche a Tristezza: rabbia, paura, antipatia che possono governarci in alcuni momenti della nostra vita ed essere difficili da dominare, con conseguenze anche disastrose. Ancora una volta tutto si tiene: le emozioni sono concatenate, vicine e collaborano a fare di noi ciò che siamo: i ricordi personali ci rendono diversi ed unici; le isole ci aiutano a vivere. Persino l’ amico immaginario deve lasciare il posto al principio di realtà: si cresce, con un po’ di dolore e un po’ di felicità mescolate in modo inestricabile. E’ meglio provare gioia e dolore, rabbia e rancore, paura. ..che non provarne affatto. Accade quando la bambina cerca di scappare di casa ed è sull’ autobus: pensa e non sente più niente. Non prova emozione. Quello è il momento più tetro del film: ha fatto capolino l’ indifferenza, la stanchezza per tutte le emozioni. Eppure, sembra dirci il cartone e la vita, anche da quel vuoto si può ripartire: tra i ricordi felici che abbiamo messo da parte( un tesoro prezioso) tra le isole che ci aiutano a vivere, con le persone che ci accompagnano in questo viaggio chiamato amore, in qualche parte del nostro io c’ è sempre la forza per riprendere in mano i bottoni e le leve sulla consolle dell’ identità e ricominciare a vivere. Quindi, spazio anche alla simpatica Tristezza che ci aiuta spesso a riprendere il cammino. Non vorrei scomodare la psicologia, la psicanalisi e i suoi padri fondatori. Ma si sente, tra la memoria a breve e lungo termine, tra i ricordi felici e tristi che vengono continuamente spostati negli archivi della memoria , non solo la lezione della psicoanalisi ma anche quella della grande letteratura del 900: ritroviamo Proust, Svevo, Woolf, Joyce…potrei parlare anche dell’ arte e di come alcune immagini rafforzano questo mescolarsi dei colori ( ogni Emozione ha un colore scelto accuratamente) in una visione dell’ universo e del rapporto tra gli uomini e il mondo, molto più complessa, molto più sfumata, dove i famosi opposti si attraggono e si stemperano l’ uno nell’ altro. Tutto questo c’ e nel cartone? Si, secondo me ed è leggibile a vari livelli a seconda ovviamente della capacità di “ lettura” dello spettatore: anche se alcune tematiche sono ovviamente semplificate , si sente la correttezza dell’ impianto: persino il il passaggio dal pensiero concreto a quello astratto e’ sottolineato, nel cartone. In fondo, e qui parlo per me, la grande letteratura racconta l’ amore, le passioni , i ricordi e appunto, le emozioni. Parla di crescita e di questo viaggio chiamato “ vita”. Degli incontri che facciamo lungo il cammino. Nel quale non dobbiamo mai dimenticare di portare con noi, in quello zainetto invisibile che ognuno porta sulle sue spalle, Gioia e Tristezza: ci aiuteranno ad affrontare il viaggio, in ogni caso. Che sia meraviglioso, potente, insicuro, doloroso, allegro…perché tutto è legato, tutto è connesso , mentre il vicino diventa lontano e il lontano s’ avvicina. Al tempo giusto, appunto. Nel tempo delle stagioni di una vita. ( Patrizia Tocci) patti2

Lo zingaro

C’è anche un pino zingaro, nel vaso
Dimenticato da mesi, sul balcone.
Il vento di tempesta gli ha fornito
Dove atterrare. Ha una forma a cupola
E se prega, chiede di sopravvivere
alle diaspore delle ore senza voce,
Alle storie di un tempo sènza pace. ( patrizia Tocci) image

Con una rosa ( Alfabeto Di Patrizia Tocci)

ALFABETO R come Rosa dI Patrizia Tocci. “ Ch’io ho veduto tutto ‘l verno prima / lo prun mostrarsi rigido e feroce / poscia portar la rosa in su la cima” .
Nel canto XIII del Paradiso, attraverso la lezione di San Tommaso, Dante ci esorta a non fidarci mai delle apparenze, con un esempio di chiara evidenza. Il pruno, feroce di spine, chiuso e inaccessibile, silenzioso e stecchito durante l’ inverno: eppure in quella corteccia translucida, nell’ intrico di quei rami neri, in mezzo alle spine cova la promessa di una rosa. La prima, e sboccerà più in alto delle altre, appena finisce l’ inverno e si adempiono le promesse del sole. Una rosa è una rosa e Dante rinuncia a descriverla. Ma la sua meraviglia è anche la nostra, quando, da una pianta che sembrava morta e abbandonata, ecco affacciarsi una nuova vita. Le piante sono esseri viventi. Forse soffrono e ridono, nelle case che abitano con noi. Ci ascoltano. Conoscono la nostra musica, i rumori, gli orari e le parole della nostra giornata. Ci ricordano una natura ricca, vicina, lussureggiante. Quella che abbiamo perduto, stravolto, dimenticato negli inverni e inferni di cemento che crescono sempre di più. Ci ricordano il colore verde della vita, della speranza. Il difficile e lungo tempo dell’attesa, pieno di dubbi ma necessario. D’ altra parte la parola “paradiso” significa prima di tutto “ giardino”. ( pubblicato su Il Centro, quotidiano regionale Abruzzese) image

ALBERI D’ORO

CERCANDO L’ORO ( tratto da : tratto da : La città che voleva volare, Solfanelli Chieti 2011)

Ci sono alberi d’oro.
Quando è ormai pieno inverno e solo le foglie più ostinate restano attaccate ai rami.
Quelle che restano sono lamine, schegge che ricercano e riflettono il sole in una gara ostinata e già perduta contro il tempo e il vento che le porteranno altrove.
Per ora si stagliano nel cupo delle ombre invernali, sui versanti delle montagne ormai grigie e marroni: sono alberi dal fusto sottile ma dall’ombrello ampio con la chioma tutta d’oro.
Anche il cielo somiglia ad un quadro medievale: innaturalmente dorato ma profondamente mistico e metaforico.
Alberi d’oro, foglie che hanno bevuto un’intera estate e certo qualcosa del Dio – un dio pagano con barba e riccioli – deve essere rimasto impigliato nelle venature; o forse è sprofondato nelle radici, perso nelle cortecce per poi riaffiorare nell’ultimo mazzetto di foglie, le ultime a volar via, quelle che si consumano fino all’ultima scintilla, si bruciano, balenii di futuro. patrizia Tocci ( P

DONO

DONO
Colmarsi gli occhi dei colori,

tutti i colori impossibili d’autunno
portarli a te, come dote,in dono

rose tardive appena mangiucchiate
dalla brina, che sale dal canale

o da qualche animale troppo pigro
per svernare altrove …

patrizia Tocci

autunnale