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Basta parlare solo dell’Auditorium, delle architetture o delle dichiarazioni Renzo Piano, dei bravissimi maestri e musicisti che domani riempiranno l’auditorium . Abbiamo ben altre urgenze, qui. Pparlate e scrivete anche della nostra città, delle condizioni della sua popolazione, della ricostruzione e dei suoi vuoti o paralisi burocratiche-normative…Di quel cimitero che è ancora il centro storico, a due passi dall’Auditorium. Delle persone che sono da 3 anni e mezzo fuori casa e rischiano di rimanerci ancora per anni. Del lavoro, della condizione dei giovani, della situazione degli anziani… Fate una passeggiata nel centro storico: sono solo pochi metri…
Andate a vedere le case di nessuno, i vicoli di nessuno , le finestre di nessuno… le piazzette vuote, i vicoli deserti e le porte spalancate. Andate a vedere…se avete forza, se avete coraggio, se riuscite a sopportare quel senso di morte, di decadimento. Immaginate che una di quelle case sia la vostra . Che il terremoto vi abbia tolto gli affetti, o i muri, o i luoghi o i ricordi. Immaginate 3 anni e 6 mesi della vostra vita. Che avete fatto, in questi 3 anni e 6 mesi? Dove siete stati? Ecco, per noi tutti quei giorni sono stati riempiti dalla speranza. Una speranza alla quale non intendiamo rinunciare: quella di tornare ad abitare i nostri paesi distrutti, la nostra città. Di ricominciare una vita…normale. Quanto pesa, questo aggettivo, qui all’Aquila! Qui, di normale non c’è più niente.
Benvenuto, Presidente Napolitano. Le ho spedito, insieme a qualche amico, duemila cartoline, quasi un anno fa. Erano cartoline con la foto di Piazza San Pietro ..e che dicevano soltanto: saluti dall’Aquila. Benvenuto, Presidente, Mio presidente Giorgio Napolitano. Pianti la scorta da qualche parte, se Le è possibile. Faccia un piccolo giro a piedi con la signora Clio, nella zona rossa. E soprattutto chieda ai suoi amici che la accompagneranno, di fare silenzio. Provi ad ascoltare quel silenzio che ci portiamo dentro. Era la nostra vita, erano i nostri rumori, le nostre vite e vie, le nostre case, i nostri luoghi…fino a tre anni e sei mesi fa. Quel silenzio ha la stessa intensità della musica che sa suscitare un grande maestro come Abbado . Quel silenzio amplificato non dagli abeti del Trentino, ma dalle vite che non ci sono più, dalle storie che si sono perdute, dalla vita che trascorre e dai ricordi. Ci faccia questo regalo, Presidente. Ascolti il nostro silenzio. Sorretto ancora dalla speranza che prima o poi questo esilio finirà. Ma per favore, non usi anche lei quelle parole che ho sentito questi giorni, in questi anni in cui sono stati inaugurati edifici costruiti ex novo e sono stati tagliati nastri… L’Aquila non “ riparte dall’auditorium”. Per quanto importante e stupendo possa essere. L’Aquila ha bisogno di attenzione, di programmazioni, di impegno totale. L’Aquila deve essere una sfida raccolta e vinta, da una nazione che vuole essere tra i grandi dell’economia. Faccia un giro per quei vicoli … alle propaggini del centro storico dove qualche eroe s-fortunato è tornato nella sua abitazione. Se vede una luce accesa, ad una finestra, legga quel cognome, suoni quel campanello e vada a stringere la mano a quella persona. Porti tra quelle persone il saluto del Presidente, la carezza e l’impegno del Mio presidente a seguire le “ cose “ dell’Aquila. E poi, ad ascoltare il concerto che sarà sicuramente un grande concerto.
Patrizia Tocci