Mi pare si chiamasse “il Sole di Hiroshima”: uno di quei primi libri letti durante l’infanzia, quelli che ti restano nella memoria per sempre. Sadako Sasaki era una bambina che nel 1945 aveva due anni, abitava con la sua famiglia a circa un chilometro dal punto su cui venne sganciata la bomba, e rimase miracolosamente illesa. Ma la bomba-A non aveva smesso di uccidere: nel febbraio del 1955, all’età di dodici anni, Sadako si ammalò di leucemia a causa degli effetti delle radiazioni di cui la zona rimase (ed è tutt’oggi) contaminata per effetto dello scoppio nucleare.
Sadako nelle lunghe giornate in ospedale si dedicava a costruire, con le scatole delle medicine e con qualunque altro frammento di carta avesse a portata di mano, piccoli origami raffiguranti ben auguranti gru. Ne aveva composte più di milletrecento quando dopo otto mesi di malattia morì. Mi torna alla mente questo libro oggi. Dall’Aquila sono scomparse 309 persone. Erano scomparsi anche gli uccelli: passeri, piccioni, storni.. ma quelli poi sono tornati, insieme a qualche primo sparuto abitante. Sono tornati per primi, i passerotti, audaci, poi i piccioni..e via via..hanno rioccupato gli alberi, hanno riempito l’aria con i loro voli. Mancano le gru. Vorrei vedere mille gru. Benauguranti gru stagliarsi nel cielo blu dell’Aquila. Agitarsi di qua e di là, in mezzo alle macerie. Si parva licet, mi piacerebbe vedere uno stormo di gru. Nel centro, nelle frazioni. Mi piacerebbe vedere mille gru al lavoro. E sotto un brulicare di tecnici, manovali, ingegneri, architetti, proprietari. Imparerò a fare gli origami di gru. Nel frattempo.
Patrizia Tocci