Che cos’è per me, la poesia. Una delle domande a cui faccio più fatica a rispondere. Devo tornare indietro, troppo indietro nel tempo. Alle prime poesie a rima baciata che imparavo a memoria con facilità e che recitavo, ed ero una bambina. Poi alle prime prove di scrittura e anche lì, imparai presto a farle io le poesie , a trovar la rima giusta. E non ci volevano credere che non le avessi copiate. Poi è stato un crescendo. Compravo i libri all’edicola, quando andavo a scuola a Tagliacozzo, o ad Avezzano ( ricordo i Newton Compton), e vennero le biblioteche con la loro messe di sogni. E nulla è più stato come prima. Quella parola si è fatta vita, storia, sguardo. A volte nascosto e segreto, altre volte condiviso. Vive con me, da così tanto che a volte ci stiamo persino antipatiche e ci teniamo il muso, per qualche giorno. È anche gelosa se le preferisco la prosa. Ma sa che torno sempre, appena lascia le persiane un po’ socchiuse, appena mi indica un foglietto scarabocchiato, quando mi ronza nella testa e vuole uscire.
Approfitta di una matita, di un biglietto, di una agenda, di un quaderno.
Qualche volta l’ho salvata persino sulla tastiera del telefono, oppure L’ ho registrata direttamente col vocale. Tante le ho perse. Perché arriva quando vuole. E non ritorna mai allo stesso modo.
Poesia, mia.
#giornatamondialedellapoesia