Ho ripercorso lentamente viale Gran Sasso: lì la vita sembra quasi scorrere normalmente: un po’ di traffico, bar aperti, macchine che sfrecciano. …I porta-cartelloni pubblicitari sono stati ripuliti, ma non fino in fondo. Qualcosa resta ancora aggrappato alla carta e alla ruggine. Si vedono gli ultimi strati, forse proprio quelli di due anni fa: la processione del Cristo morto, prima che si spalancasse l’inferno. Un manifesto della Premiata Forneria Marconi che canta De Andrè ( mi sembra di ricordare che ci fu in Piazza Duomo, quel concerto.) Le cose più vicine nel tempo sembrano coperte da una nebbia a banchi. Come quando vai per le autostrade di notte. La nebbia continua a salire lungo il viale … Un “vecchio” manifesto delle elezioni provinciali; e poi il rumore amico, la spuma festosa della Fontana Luminosa … L’occhio cancella le case diroccate e puntellate. Trova il coraggio per ripercorrere il nostro vecchio corso. Subito sento il fresco dei vicoli, quello della mia città, lo riconosco. È un saluto. E’ come il respiro del mare, lento , regolare; tra un cantone e l’altro un po’ di vento, qualche giovane coppia con un passeggino. Poca gente, comunque. Qualche turista, con il naso in su. Da questo li riconosci. Noi camminiamo come in guerra, guardando dritto : abbiamo una missione da compiere, camminare in mezzo alla nostra speranza e al nostro dolore, cercando di escludere dallo sguardo le crepe, i puntellamenti, i portoni sfasciati, le transenne e i divieti. Facciamo finta. I turisti guardano e scrutano, fotografano o indicano. Una coppia si avvicina alle “ vecchie” chiavi appese alle transenne. Si stanno arrugginendo anche i portachiavi di metallo. Passo il ceck point inoffensivo . Sento parlare inglese…Parlano sottovoce. Lei però è di Milano e mi chiede “ come mai tutto è ancora così?”: ma prima che io possa soltanto cominciare la lunga risposta che vorrei e dovrei dare, l’altro, l’inglese mi guarda negli occhi, si rivolge direttamente a me.. e mormora “ sadness..sadness..ssadness”. Chiede insistentemente alla compagna di tradurmi quella parola. Ma non ho bisogno della traduzione. Un po’ d’inglese me lo ricordo; capisco bene da me, sulla mia pelle, cosa vuole dire. Provo a tradurlo : malinconia, nostalgia malinconica. tristezza infinita, mestizia. Non riesco più a spiegare niente. Proseguo. Sono riapparse le vecchie insegne , quelle dipinte direttamente sui muri sulle pareti della Banca. Guardo il cielo che ha già una venatura autunnale; passa veloce uno stormo di uccelli. Ma da qui , riesco a vedere, per quanto mi sforzi, solo quattro gru. E’ un cielo ancora povero di ali….