Ippolita Luzzo, Il primo pezzo non si scorda mai, Città del sole edizioni, 2022
A volte accade che ci si possa incontrare sui sentieri delle parole, in una Koinè culturale strappata, pezzo per pezzo, alla velocità dei social. Accade di ritrovarsi nel percorso apparentemente caotico di un libro che invece contiene tanti fili che tirano, punzecchiano, ricamano. La bella copertina del libro realizzata da Domenico Loddo ci avvisa: Ippolita Luzzo brandisce in una mano il suo precedente libro “ Pezzi” e nell’altra una penna piena di inchiostro. E infatti da quell’inchiostro è nato “ Il primo pezzo non si scorda mai” Città del sole edizioni 2022.
Questo volume conferma ancora una volta la capacità di fare storia del proprio quotidiano: sfilano le amiche, il pollaio, temi difficilissimi come le violenze e il femminicidio, riflessioni sui social o su situazioni contingenti che però grazie alla scrittura arguta e ironica, sorridente ed amara di Ippolita si condensano in battute epigrammatiche, chiose fulminee. Persino i libri di altri autori su cui Ippolita riflette, facendoli suoi, diventano anche per noi finestre che invitano alla lettura. Sono finestre sempre aperte per i lettori del suo profilo e del suo blog. Così puoi accadere che anche un social possa costruire ponti tra persone lontanissime, selezionando attorno agli argomenti altri lettori o scrittori, formando così, grazie ad Ippolita Luzzo, un circuito virtuale ma reale. Persino i brani di canzoni che entrano nelle citazioni finiscono per creare uno spazio condiviso. Anche le poesie arricchiscono questo nuovo manufatto di Ippolita Luzzo: c’è un nerbo di scrittura notevole che tiene legati tutti i pezzi, abbatte con decisione le barriere architettoniche tra prosa, poesia e scompiglia i generi consueti. È una bella singolare contaminazione di scrittura e di scritture. C’è infatti una profonda fede, nonostante tutto, nell’esperienza della scrittura. Leggiamo a pag.75: “ un libro è per tutti un libro che va oltre la violenza e la cattiveria, oltre il disgusto e la rabbia, oltre l’impotenza. Un libro può.”
Mi torna in mente, per una sottile associazione di idee che l’autrice ha provocato, il bel titolo del libro di R. Barthes, Frammenti di un discorso amoroso. Forse, oggi, un libro non si può scrivere che a frammenti, a pezzi, appunto. Ma c’è sempre anche qui – ed è forte – l’amore per la scrittura.
Patrizia Tocci