Venite all’Aquila. Venite a vedere cosa fa male all’anima. Venite a vedere le pietre che parlano, sussurrano e gridano. Erano frontoni, architravi, basamenti, capitelli. Venite a vedere quelle finestre che hanno per muro il cielo e che resistono ancora come una preghiera disperata. Venite a sentire il silenzio e il freddo dei vicoli, anche in piena estate: gli armadi che ancora si intravvedono dietro i tramezzi ostinati che continuano ciecamente a sorreggere l’inutile. Venite a vedere i telefoni delle docce penzolare nel vuoto , i quadri storti eppure ancora appesi ad un pezzo di muro; la carta da parati staccata e aperta sul vuoto, gli stendini ai balconi con i panni ormai anneriti , le bandiere della pace a brandelli. Venite a vedere come debordano dai muri di cinta le piante non potate, le schiere insolenti della parietaria che avanzano sulle macerie, l’erba che cresce davanti i portoni chiusi delle case, tra i ciottoli dei vicoli che nessuno calpesta più. Venite a vedere quel caro piccolo disordine sparso un pò dovunque, dettagli di una vita abbandonata in fretta, un attimo prima che si spalancasse l’inferno. Dopo aver visto tutto, sbirciato tra le transenne dell’unica strada aperta nel centro ( come una ferita) potrete parlare di noi e della nostra città. Potrete discutere di responsabilità, progetti, finanziamenti, ritardi, norme, tempi, crono- programmi. O forse non parlerete, per un po’. Continuerete a scattare foto pensando che il disastro non vi era sembrato così grande . Scattate tutte le foto che volete, ma testimoniate la verità. Date parole a quel poco che hanno potuto vedere i vostri occhi. Riferite che la nostra cocciuta ostinazione ha radici profonde. Che vogliamo tornare a viverci , nonostante tutto, nella nostra città morta e nei piccoli centri morti. E se qualcuno non vi crederà, ditegli di venire all’Aquila. Non abbiamo altre prove a nostro favore.
Patrizia Tocci
Patrizia Tocci
( PUBBLICATO SU IL QUOTIDIANO IL CENTRO 18/08/10
di fronte a ciò che viene scritto col cuore, con la memoria e con la storia di chi scrive,è dificile commentare: il solo commento possibile è sentirsi uno di voi e con voi! Non mollate mai, molti possono testimoniare sulle ” bugie” raccontate sulla vostra città che, ora, sento,anche,mia!
caro Antonio, mi fa piacere che L’Aquila sia nel cuore di tanti…continuate a raccontare, a spiegare a testimoniare. Basta solo dire la verità. Un grande abbraccio anche alla tua terra e a tutti gli amici sardi.
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grazie per la diffusione e il link…e’ tutto quello di cui abbaimo bisogno…
Patrizia il tuo è un articolo commovente che testimonia la tristezza, la disperazione ed il dolore per le condizioni in cui versa L’AQUILA. Ma nn bisogna rassegnarsi e soprattutto nn dovete farlo voi aquilani. La storia insegna che bisogna lottare per ottenere ciò che si vuole. Io nn sono aquilano ma sono stato per lavoro all’aquila per lavoro dopo il sisma tante volte (sono un ing. vigile del fuoco di Modena) e posso confermare che ciò che hai scritto è assoluta verità…purtroppo. E l’Aquila mi è rimasta nel cuore.
grazie…ancora di più per il lavoro che hai svolto qui.insieme a tanti altri… Siamo ancora molto lontani dall’inizio. ma non poperdiamo la voglia, la speranza, la determinazione..come scrivevo nell’articolo parla di noi racconta, spiega..siete i nostri migliori ambasciatori..dal cuore del cuore dell’Aquila ti scrivo (ABITO-ABITAVO A PIAZZA sAN PIETRO, NEL CUORE DELLA CITTà). MA LA AMO ANCHE COSì QUESTA CITTà FASCIATA ,FERITA ,INGESSATA. GUARIRA’. Faccio per lei e per me quel poco che so fare, scrivere.
Le troppe foto, quell’invasione spesso morbosa di di digitali che nascondono troppi occhi, è spesso malvista e poco tollerata. Chi vive le tragedie mal sopporta, giustamente, i turisti delle tragedie. Ma quando la chiarezza e l’informazione latita è proprio il caso di dire che il gioco vale la candela. Si spera solo che ogni tanto si abbassi il gomito e si tengano giù le digitali a vantaggio degli occhi veri.
si, però non dobbiamo mai generalizzare. ho visto anche persone piangere, asciugarsi lacrime e chiedere e tentare di capire…ho avuto modo di stare spesso nl corso questi giorni. quando ho potuto e sono stata sollecitata ho anche dato spiegazioni o informazioni. alcuni erano figli di aquilani all’estero…altri di passaggio, altri avevano amici aquilani che li accompagnavano e chiarivano…ieri ho accompagnato un giornalista della tv francese, dentro nella zona rossa. a un certo punto ha smesso persino di farmi domande. non parlava più…
Cara Patrizia
Scrivo dalla vicina Ascoli, “quella notte” ero al lavoro (sono infermiera della Centrale Operativa 118 di Ascoli Piceno) ci siamo subito resi conto di quel che era successo, le notizie sono arrivate in fretta e anche tante telefonate a causa delle linee telefoniche impazzite, avremmo voluto immediatamente raggiungervi ma ovviamente non potevamo.
Lo abbiamo fatto il giorno successivo…. quante volte ho pianto in quei giorni e quante altre volte piango quando guardo le foto di questa bella, orgogliosa, cara città lasciata al suo doloroso destino.
E allora la rabbia sale nei confronti di coloro che a tempo debito fecero tante promesse di immediata ricostruzione…
Tutti devono sapere….
Grazie per quel che hai scritto, diffondiamo questa realtà, non perdendo mai la speranza anzi la certezza che L’Aquila tornerà a volare.
Un abbraccio
grazie a te, al tuo prezioso lavoro…ai tuoi pensieri ed anche alla tua rabbia che è la nostra stessa rabbia.
Grazie Patrizia per queste righe semplici, vere, toccanti. Io sono stato all’Aquila 3 anni, e proprio il 6 aprile il terremoto mi ha “cacciato via”, mentre cercavo di consolidare alcune iniziative che noi gesuiti avremmo voluto lasciar continuare all’Aquila anche dopo la chiusura del 2008. Sono tornato alcune volte lo scorso anno per recuperi e controlli: macerie e tristezza mi hanno acompagnato.
Le tue parole mi fanno rivivere, commosso, quel sentimento di appartenenza che ho sentito forte quando stavo lì. Mi fanno riandare ai fiumi di parole dette – ancora pochi giorni fa mi chiedevano se era vero di una città ancora da ricostruire, ecc. – ma che non colgono per niente la tragedia vissuta. Hai ragione: vedere coi propri occhi e testimoniare forse è l’unico modo per credere, per essere creduti.
Ma voglio sperare in quella vostra “cocciutaggine” che porti frutto, che porti la speranza, anzi, l’impegno per la ricostruzione. Non però di un ambiente qualsiasi, ma della “vostra” – anzi “nostra” – Aquila.
Vi porto nel cuore e non mancherò di continuare nella mia piccola testimonianza.
Un saluto e un ricordo fraterno.
Lino Dan
grazie Lino…sono tutti incoraggiamenti ad andare avanti. Si, l’informazione non riesce ( e in parte non vuole) a dare l’entità del disastro e dei problemi ad esso connessi…Ma noi proviamo ad aprire questa piccola porta dell’informazione di fb, internet e…aiutateci, abbiamo bisogno solo di questo: di diventare un problema delle coscienze Nazionali, Italiane. E come vedi lo scrivo con la maiuscola…
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Siamo andati, anzi, tornati per la prima volta dopo il terremoto, all’Aquila. Avevo seguito le cronache in questi mesi ma non è la stessa cosa: gli occhi non capivano quello che vedevano l’altro ieri. Perché ci sono le pietre e i lampioni per terra? Perché sembra non muoversi niente per la ricostruzione?
Abito in una città come l’Aquila, poteva succedere (putroppo) in qualsiasi città italiana, a chiunque di noi. E’ successo a voi, questa volta e camminando per strada l’altro giorno ho pensato anche che noi non facciamo abbastanza, che il resto d’Italia dovrebbe sollevarsi insieme a voi e pretendere che si parta con la ricostruzione della città. Non basta la donazione, l’aiuto economico, dovremmo tutti sentirci chiamati in causa. C’era gente per strada, altri che come noi, trovandosi in vacanza lì vicino, hanno voluto andare a vedere con i propri occhi. Ed erano tutti in difficoltà come noi. Cosa possiamo fare? Dovrebbe venire tanta gente, tutt’Italia a vedere. Possiamo organizzare qualcosa? Fare lì da voi la prossima marcia della pace o un’iniziativa simile, una camminata italiana tra le macerie per chiedere che si parta con i lavori, che non si aspetti che tutto vada in malora sempre di più fino a quando sarà tardi per far ricostruire?
Un saluto da una città italiana ad un’altra
la tua idea è interessante..una marcia della pace mi piacerebbe per mille ragioni…ci penseremo…ma adesso puoi parlarne, far vedere le foto, raccontare, TESTIMONIARE la verità..e già sarà una piccola preziosa azione per aiutarci. io sono diventata blogger per questo e ti ringrazio. Voglio far conoscere questa situazione perchè molta stampa e molta tv ci ignora. non siamo un problema. E invece tu hai potuto vedere. frequenta i nostri blog, i nostri link, aiutaci a far girare le notizie. sono sicura che le rivoluzioni cominciano così…grazie, Sonia. Saluti aquilani.
Patrizia……………. è tutto vero ciò che descrivi, commenti e,sento l’ anima vibrare di commozione e’ le lacrine nel cuore perchè anche io, come tanti ho giocato e scorrazzato come una libellula per le nostre strade del centro ,perchè lì sono nata e cresciuta. La nostra città ornata dai monumenti ,da chiese, da piazze e da 99 fontane ogni giorno,silenziosamente raccontava ad ogniuno di noi la secolare storia di una cultura storica che non può finire. Personalmente mi fà male vedere il pellegrinaggio frutto di un dramma che noi AQUILANI ,viviamo ogni attimo da quel maledetto 6 Aprile 2009. Ci sono mamme, padri che nei luoghi di pellegrinaggio hanno lasciato i loro figli, i loro cuori. Io farei pagare un ingresso ai questi VISITATORI, curiosi delle disgrazie altrui. IO rivoglio la mia, la nostra città. Vedo e prevedo tempi molto lunghi anche se non dispero. Complimenti per le verità che hai scritto
c’è un bell’articolo oggi di Giustino Parisse sul IL CENTRO che riassume un pò lo stao della questione e trova (lui!) una posizione equilibrata, come sempre. ci vuole dignità anche nel dolore e per eagire alla voglia di chiudersi al mondo. come puoi vedere dai commenti precedenti…molti turisti non sono solo turisti…affidiamoci a questa sensibilità. grazie, Carla e buona giornata..
Sono tornata a L’Aquila pochi giorni fa, nella città in cui ho vissuto per 5 anni da giovane studentessa universitaria. Ho parcheggiato l’auto in prossimità del castello e mi sono avviata lungo il Corso … non ci sono parole per descrivere cosa ho provato nel vedere quella immobilità. Sembra che sia successo ieri , che sedici lunghi mesi siano passati invano. Avevo con me la macchinetta digitale ma non ho scattato foto perchè nessuna foto avrebbe potuto testimoniare quel silenzio assordante che pesa su una città fantasma. L’Aquila deve rinascere, L’Aquila non è la città dei centri commerciali, L’Aquila è la città dei portici, il suo cuore pulsante è stato e deve tornare ad essere il centro storico. Oggi più che mai vi sono vicina .
ciao, Maria rita…sei una dei tanti studenti ed ex studenti che hanno lasciato il cuore in questa città. Si, non ci sono parole e non ci sono fotografie che possano rendere il silenzio e la tristezza di questi momenti. Però anche le parole servono anche se non bastano. Sono servite a metterci in comunicazione, a farci ocndividere un segmento di dolore comune. Se riesco metto sul blog un pezzo che si chiama La città invisibile; parlavo degli studenti e dei trolley. grazie . Condivido tutte le tue parole come se le avessi scritte anche io. Grazie ancora.
Sono tornato a L’Aquila il 22 agosto scorso. Il disastro che l’ha colpita mi ha turbato particolarmente perché dei terremoti che hanno interessato il nostro paese durante la mia vita, questo è stato l’unico che è avvenuto in una città che avevo visitato prima del fatto (ho anche dei parenti in Abruzzo, per fortuna in zone non colpite, che hanno aumentato il senso di partecipazione per l’evento).
La truffa della ricostruzione, delle C.A.S.E. e il fallimento del post terremoto mi erano già chiari da tempo, prima ancora che scoppiasse la vicenda della cricca, perché già dall’anno scorso ero in contatto con persone del luogo e blogs da cui emergevano squarci consistenti della realtà.
Il timore nel venire era quello di soddisfare un certo mio proprio “guardonismo”, o anche di disturbare. Ho riscontrato peraltro che diverse persone con le quali abbiamo parlato erano contente che fosse presente della gente da fuori alla quale raccontare la verità rompendo la cortina di silenzio che ultimamente è stata stesa dai media sulla gestione del post-terremoto.
Io le foto le ho fatte, anche dei tazebao che, se non ho capito male, per buona parte sono della titolare di questo blog e non solo, alcune di esse le ho anche pubblicate sulla mia pagine di facebook, per informare i miei amici (che la pensano come me) di qual’è la situazione di abbandono che soffrite. Ho anche visto l’interno di alcune case, e le povere cose che sono lì a prendere muffa (e l’odore è inconfondibile) dal 6 aprile.
Non mi è sembrato giusto però pubblicare quelle foto, quelle intrusioni nell’intimità fatte col concorso del terremoto.
l’Aquila è una situazione molto complessa. e la ricostruzione sarà un lungo lungo percorso. la ricostruzione della città storica non è ancora cominciata. Per ora sono state puntellate case ed edifici. Invece nella periferia alcune ricostruzioni sono finalmente iniziate. questo per amore di verità. e anche la Cricca non credo sia arrivata nella nostra ricostruzione. ci ha provato, forse. forse. ma al di là della difficoltà di spiegare che cosè un ordinanza o una liea guida o le case a , b, c… io avevo fatto le foto nella zona rossa e le ho messe li soffrendo e facendo soffrire ( c’è anche la mia casa e i miei luoghi) perchè i turisti si guardavano attorno dicendo…” beh, in fondo non è poi così grande il disastro “. La zona rossa è ancora oggi inaccessibile e i pochi passi che si possono fare sono nell’unica via del Centro, Il corso che è stato messo in sicurezza. Ti ringrazio Stefano. Anche il tuo aiuto e la tua delicatezza nel non pubblicare alcune immagini ti fa onore. siamo diventati un set cinematografico ( annessi e connessi, e come sempre male e bene). Continua a seguire le “cose” che riguardano l’Aquila.
Io sono particolarmente maligno, specie da quando questa sorta di gnomo malefico si è impossessato del potere grazie ad un immenso gruppo di schifosi baciapile, anche nella parte che apparentemente gli dovrebbe essere avversa, e mi pareva impossibile che potesse realizzare qualcosa di buono.
A ben riflettere, la scelta di realizzare le cosiddette C.A.S.E., tagliando i finanziamenti agli interventi minimi (mi si dice che ci siano diversi fabbricati che potrebbero ritornare agibili con spese relativamente basse) è evidentemente stata fatta per indirizzare le limitate disponibilità economiche a poche grandi imprese edili favorendo queste ultime (la c.d. “cricca”), evitando che i finanziamenti potessero parcellizzarsi in mille rivoli favorendo piccole imprese.
Da quello che leggo, e che ho visto, le modalità della ricostruzione hanno distrutto il tessuto economico e sociale della città e della zona, che appare (e l’ho scritto prima di leggere la Tua cortese replica, nel mio commento all’album di facebook) una specie di “Disneyland della catastrofe”, una città finta (perchè del tutto deserta) non dissimile a quei centri commerciali tipo outlet che riproducono l’edilizia della zona (ma sono “non luoghi” perchè nati non per farci vivere la gente, ma solo per vendere).
Aggiungo: ma le ricostruzioni in periferia, chi le paga? Qualcuno più fortunato che magari si fotte gli ultimi risparmi o si è indebitato con un mutuo? Non credo che la ricostruzione venga svolta con contributi delle istituzioni.
allora vi aspertto..amici vicini e lontani..per voi e per noi ( siamo sulla stessa barca.)
il 20 novembre tutti all’Aquila!!!!!!!!!!!!!!!!!!1