Terra d’Abruzzi: Viaggio in autobus.
Risplendono da lontano, nelle scanalature più chiare dove a Maggio resta ancora una lingua di neve ghiacciata. Offrono un riferimento familiare al viaggiatore . Prima di fronte, poi di lato, poi arrivano alle spalle. Piccoli paesi arroccati sui cocuzzoli : hanno i colori della terra e della neve, si inseriscono bene nel paesaggio grazie alla sabbia, alla pietra, alla malta, al tufo. Campi coltivati o in abbandono, casali vivi o con finestre murate, alberi modellati dal vento. In poche ore, dal mare alla montagna. E le montagne sono altissime, lassù, le due basiliche dell’ Abruzzo , il Gran Sasso e la Maiella che hanno affascinato sempre i viaggiatori e gli scrittori. Chiese di pietra a cui ogni tanto, rivolgere un pensiero. invece la maggior parte degli occhi sono chinati sui display: eppure bisognerebbe approfittare del tempo del viaggio. Cespi di ginestre o greggi di pecore gialle che brucano. Frazioni tagliate a metà della strada principale: invase dalle macchine o dai camion. L’ autista si destreggia con abilità in queste trascurate periferie italiane, a mezza strada tra l’ incuria e il caos, dove si scontrano case coloniche e palazzi ultramoderni, strade comunali e provinciali, bianche o asfaltate, piccole stazioni che potrebbero raccontare anni di storia. Grazie alla posizione alta dell’ autobus, sembra di assistere alla proiezione di un film. Il paesaggio ti entra dentro, ti rasserena. Con tutti i colori di un Maggio fresco, umido. Peccato non si possano sentire i profumi delle ginestre o del maggiociondolo. Ogni tanto qualcuno sale, in queste strane fermate intermedie. Penso al periodo in cui, prima di partire, si faceva testamento. Oggi masse incredibili si spostano continuamente. Ma le vite che sopravvivono in queste fermate intermedie, quelle sono la vera dorsale operosa della nostra storia. Raccontano la nostra origine e la nostra cultura. Le sfioriamo, con un po’ di nostalgia.
Patrizia Tocci